In certe discipline e con certi pesci è spesso fondamentale cogliere l’attimo. Non percepire una mangiata oppure percepirla ma arrivarvi in ritardo con la ferrata producono il medesimo effetto negativo: da un lato non ci rendiamo conto che il pesce si sta interessando all’esca, dall’altro ce ne accorgiamo ma non riusciamo a catturarlo. Quando capita per di più siamo inclini a pensare che si tratti di minutaglia, di disturbo, quasi escludendo a priori che le piccole vibrazioni del quiver o un’esca rovinata possano invece essere determinate da pesci di buona taglia che hanno un modo di mangiare particolare, per natura o in quel particolare momento. Chi è abituato ad esempio ai cefali sa di cosa parlo. Che si tratti di una caratteristica intrinseca della specie o di una forma di diffidenza o apatia, la prontezza a volte è tutto ciò che conta. Vediamo nel dettaglio di che si tratta.
1. L’attrezzatura
La capacità di registrare l’interazione di un pesce con l’esca è determinata in buona parte dall’attrezzatura che utilizziamo. Dato che la scelta della canna dipende da molti fattori diciamo che la regola generale è quella di adoperare la canna più leggera e sensibile possibile per lo specifico contesto. E per contesto si intendono sia lo spot, sia le condizioni ambientali nelle quali ci troviamo ad operare.
Confrontandomi spesso con chi pesca esclusivamente in mare noto che qui c’è una certa tendenza a sovrastimare le reali necessità in termini di attrezzature e questo probabilmente deriva da una diversa concezione di pesca a feeder, che in mare viene influenzata dalle tradizionali e abituali tecniche di pesca a fondo. Ne abbiamo parlato tante volte ma occorre ripetere che la differenza tra una pesca “d’attesa” ed una pesca “di lettura” implica che per la seconda serve un’attrezzatura molto sensibile.
Canna da feeder leggero con quiver-tip da 1oz in carbonio pieno.
La sensibilità del sistema aumenta poi se in bobina si utilizza il trecciato, che nell’approccio in velocità non serve tanto per raggiungere maggiori distanze di lancio quanto per eliminare l’elasticità del nylon, presente unicamente sotto forma di leader (giusto 2–3 volte la lunghezza della canna). È logico dedurre che con il trecciato la funzione ammortizzatrice viene svolta esclusivamente dalla canna e dunque la sua “morbidezza” è imprescindibile se non si vuol gravare in eccesso sulla parte finale della lenza. La canna non solo deve essere sensibile, al fine di registrare le tocche più delicate, ma dunque anche in grado di compensare la rigidità della treccia in fase di combattimento.
In bobina un buon trecciato da 0.10 mm che termina con uno “shock” leader in nylon lungo 2–3 volte la canna la cui funzione è quella di mitigare la rigidità e far fronte ad eventuali fenomeni di abrasione sul fondo.
2. La montatura
Velocità e reattività a livello della montatura significano terminale corto. Se volete approfondire la questione dei terminali nella pesca a feeder vi suggerisco di leggere “Il terminale da feeder: lunghezza, diametro e materiali”. Qui basta suggerirne l’utilizzo ricordando che per corto si intende una misura inferiore ai 50 cm come limite massimo mentre in media si attesta sui 20 cm o poco più.
La montatura che meglio si sposa con questo approccio è, neanche a pensarci troppo, l’elicottero classico. Anche in questo caso potete approfondire leggendo “Montature: helicopter rig”.
Rig ad elicottero con terminale corto. Si tratta di una montatura estremamente rapida nel trasmettere le mangiate e, quando il feeder è di un certo peso, autoferrante.
L’elicottero classico a terminale corto è probabilmente la montatura in assoluto più responsiva che possiamo mettere in campo. Il feeder non dovrebbe essere troppo leggero poiché deve scendere abbastanza rapidamente sul fondo, rivelarsi molto stabile e poter rendere la montatura autoferrante. Molto dipende anche dalla profondità che dobbiamo affrontare con valutazioni diverse da caso a caso.
Fate sempre molta attenzione poiché con il trecciato in bobina e questo setup non è dato distrarsi neanche un secondo.
3. Esche e inneschi
Benché io sia un fan dell’hair rig (e derivati), che uso di frequente anche in mare, qui voglio consigliare gli inneschi diretti, ossia con il boccone direttamente appuntato sull’amo. Lo faccio per rendere più “universale” l’approccio visto che parliamo di velocità e che quanto detto può essere applicato con successo in qualsiasi ambiente. Dunque niente di complicato, basta che l’esca sia proporzionata all’amo che intendiamo utilizzare, in questo caso comunque non piccolissimo poiché tanto più il terminale è corto tanto più occorre salire di diametro e di conseguenza anche di misura.
Ricordo che in bobina abbiamo il trecciato, che la montatura è tendenzialmente autoferrante e che un terminale corto è poco elastico. Quindi se non vogliamo che il pesce strappi proprio sul finale non possiamo usare diametri eccessivamente ridotti.
Innesco diretto dei dischi di pane.
Il ragionamento è identico a quello che faremmo se pescassimo a metod/pellet feeder, quindi useremo come minimo uno 0.18 tendendo verso lo 0.22 (a seconda della taglia e delle caratteristiche dei pesci); ne viene che l’amo sarà proporzionato al fine di ottenere una legatura efficace. Le esche sono tra le più varie ed elencarle tutte sarebbe impossibile. L’importante è poter confezionare un innesco che ben nasconda l’amo facendone fuoriuscire perfettamente la punta.
Innesco diretto di un quarto di boilie pop-up.
Innesco di un nugget fishmeal pop-up. Rispetto alla boilie si tratta di un’esca morbida.
Indipendentemente dall’esca specifica che sceglierete se ne possono identificare almeno tre tipologie: esche affondanti, esche leggere ed esche galleggianti (pop-up). L’esca affondante ha un peso ben definito (es. un tocchetto di formaggio a pasta semidura) e si adagerà per lo più stabilmente sul fondo; l’esca leggera (es. del pane o un ciuffetto di bigattini) a seconda dell’amo scelto sarà soggetta a movimento in presenza di corrente; infine l’esca pop-up tenderà a sollevarsi in modo netto dal fondo. La scelta, indipendentemente dei gusti (dolce, salata, da fiume, da mare), riguarda il suo comportamento e questo riflette sia le caratteristiche del fondale che le abitudini del pesce che intendiamo insidiare.
Il cefalo è un pesce tecnico e dalla mangiata particolare la cui cattura richiede molte attenzioni. Risponde particolarmente bene ad inneschi leggeri (pane) e pop-up (pezzetti di boilies bianche, nuggets al pesce, ecc.) ma non disdegna affatto inneschi affondanti morbidi come il petto di pollo e il formaggio a pasta semidura.
Per fare un esempio chiarificatore, se peschiamo su un fondale difficile (in cui ad es. l’amo rischia di incagliarsi o di finire nascosto) converrà utilizzare un’esca pop-up, se peschiamo su un fondale pulito ma morbido sarà preferibile un’esca leggera, se peschiamo su un fondale pulito ma duro andrà benissimo un’esca affondante. Questa è tuttavia una regola molto generale e la scelta dell’esca, in base al suo comportamento, va attentamente valutata di volta in volta.
“Pellet” di formaggio ottenuto con punzone.
Innesco diretto del tocchetto di pollo crudo “al naturale”.
4. Distanza e velocità
Benché l’helicopter rig sia una montatura che si presta a lunghi lanci e in bobina il trecciato favorisca sia la distanza che la massima trasmissibilità delle mangiate è noto che il long range pone sempre qualche problema di lettura, specie in ambiente naturale. Ciò è dovuto al fatto che quando in acqua vi è una gran quantità di filo questo non sarà mai in linea retta con il quiver e risulterà soggetto a perturbazioni che aumentano man mano che il sistema pescante si trova in lontananza. Nel long range si utilizzano poi attrezzature più robuste che vanno in contrasto con quanto detto poc’anzi.
Se dunque siete interessati a questo approccio, l’azione di pesca deve svolgersi ad una distanza non eccessiva, che consenta lanci e recuperi rapidi e che soprattutto permetta di visualizzare ogni interazione dei pesci con l’esca, comprese le fastidiose “line bites” la cui interpretazione può suggerire modifiche al sistema pescante e in particolare al tipo di innesco.
Quando i cefali entrano in pastura vale il detto scherzoso «… nel dubbio, ferra!». Se avete calibrato molto bene le dimensioni dell’innesco il sistema è autoferrante ma capita spesso che la mangiata “definitiva” tardi ad arrivare per via del “giocherellare” del pesce con l’esca, fatto di continui assaggi.
In questi casi una leggera ferrata sul tremolio del quiver accelera le catture.