Che l’estate sia più una croce o una delizia per chi pesca da riva dipende dagli spot a disposizione. A causa del disturbo antropico nelle località turistiche è decisamente una croce, laddove invece il disturbo è minore è tutta un’altra storia ed è facile fare buone pescate. Per molti di noi vale però più la prima che la seconda, con le ferie d’agosto in mete comuni e sovraffollate a far da cornice alla nostra passione, difficilmente praticabile con tranquillità e successo.
Dunque che fare? Ognuno ha la propria ricetta ma nel mio caso di certo vale la regola del less is more: una tecnica semplice ed efficace come il feeder, un’attrezzatura ridotta al minimo ed uno spot che sia poco frequentato alle prime ore del mattino o della sera.
Una sessione a feeder in scogliera naturale. Tutto ciò che serve deve poter entrare nella sacca portacanne.
Consiglio n.1: preferire la scogliera
Va da sé che quanto più uno spot è comodo e facilmente raggiungibile tanto più sarà “aggredito” dai bagnanti sin dalle prime ore del mattino mentre alla sera vedrà una permanenza prolungata degli stessi. Questo è il motivo per il quale tendo a preferire le scogliere e su queste spot che richiedono un po’ di camminata: sono i primi a svuotarsi e gli ultimi ad essere occupati. Se avete la fortuna di poterne individuare qualcuno non mancate di studiarne il fondale, cosa che in estate è piuttosto facile: basta farci il bagno con la maschera.
Fondale misto roccioso, sabbioso e detritico, abbastanza duro, con piccoli banchi di posidonia. Con l’osservazione diretta e sondando a piombo si individua un’area a basso rischio di incaglio.
Fondale misto roccioso-ciottoloso, tendenzialmente pianeggiante e a basso rischio di incaglio. Una decina di metri più a largo i ciottoli lasciano spazio a sabbia a granulometria medio-fine con qualche piccolo banco di posidonia.
Non preoccupatevi più di tanto se durante la vostra esplorazione diurna non vedete pesci particolarmente interessanti, non siamo ai Caraibi e ricordatevi del disturbo antropico; nelle ore giuste e con un’adeguata pasturazione di solito si riesce a concentrare qualche preda degna di nota anche in zone che avevamo giudicato potenzialmente poco produttive. Ed in questo il feeder, se praticato con perizia, è una tecnica eccezionale.
Gli altri spot in estate pongono maggiori problemi. In porti e porticcioli sono in vigore divieti di pesca e comunque c’è un continuo viavai di imbarcazioni, per non parlare degli ormeggi sparsi ovunque. Le spiagge libere sono poi sempre meno e individuarne una idonea non è affatto semplice.
Consiglio n.2: pescare a feeder
Nessuno vi costringe e se non riuscite ad abbandonare la bolognese con il bigattino potete provarci ma considerate che reperire certe esche/pasture e conservarle alla giusta temperatura può non essere pratico in estate se vi trovate in vacanza. Io di solito abbandono il bigattino in primavera avanzata e lo riprendo in autunno inoltrato, ma è una scelta personale. Rispetto alla pesca al colpo il feeder vi consente di pescare a qualsiasi distanza, dall’immediato sotto riva fino a decine e decine di metri dalla postazione; soprattutto non vi vincola con la pasturazione in quanto potete usare del “secco” (es. sfarinati e micropellets) ed avete appunto un pasturatore che vi aiuta a concentrare i pesci esattamente dove avete depositato l’esca quale che sia la distanza di lancio. Unica regola: lanciate con una certa frequenza e con estrema precisione sempre nello stesso punto.
Consiglio n.3: portare solo lo stretto necessario
In scogliera di solito basta un tripode poiché con un po’ di fortuna si riesce sempre ad individuare un posto dove allestire una postazione ridotta all’osso ma stabile. Evitate se possibile i panchetti perché sono comodi, è vero, ma sulla lunga distanza il trasporto può risultare faticoso. Oltre ovviamente a canna e mulinello idonei vi occorrono il guadino (meglio se a testa pieghevole), il tripode ed una piccola scatola con scomparti per lo stretto necessario alla montatura (minuteria, ami, pasturatori e poco altro). Un paio di secchi pieghevoli in EVA pesano poco o nulla, non occupano gran che di spazio e sono assolutamente raccomandati (uno lo usate come bagna-pastura ed uno per prendere l’acqua). Non dimenticate una rete porta pesci con cordino, poiché nel caso catturiate qualcosa da trattenere è bene che rimanga in acqua e non al caldo sugli scogli.
Una scatola a scomparti di misura 21x15x6 è più che sufficiente per trasportare l’occorrente (pasturatori, filo, ami ecc.).
I secchi pieghevoli sono molto leggeri e occupano poco spazio. Ne consiglio due, uno più largo come bagna-pastura ed uno più piccolo per prendere l’acqua. Una volta piegati possono essere riposti uno dentro l’altro.
La regola è che tutto deve entrare in una sacca da pesca capiente, così da avere solo quella sulle spalle e le mani libere.
Consiglio n.4: canna e mulinello da feeder M‑H
Molti di voi saranno tentati di utilizzare una canna da beach ledgering e in mancanza d’altro ci si può adattare tuttavia vi consiglio una feeder rod medium-heavy che abbia un casting max sui 90–110 gr e tre quiver (vettini) a disposizione. Vi assicuro che è come avere tre canne diverse in una, potendo così spaziare dall’approccio light e di lettura ad uno più strong e su lunga distanza. In commercio vi sono molte allround di marca e ad un prezzo ragionevole che per la pesca in mare sono l’ideale (es. la Trabucco Precision RPL Feeder Plus da 13″); utilizzate il vettino light per la pesca a breve distanza e basso fondale (pasturatori leggeri), quello medium se c’è un po’ di onda o maggior profondità (pasturatori di peso medio) ed infine quello strong per la pesca a distanza o in caso di vento e onda maggiori (pasturatori più pesanti).
La discreta profondità, la presenza di una leggera brezza e il mare non proprio ad olio suggeriscono l’uso di quiver medium per la breve distanza e strong per la lunga.
A queste canne conviene abbinare un mulinello capiente ma non esagerato, altrimenti si rischia di sbilanciarle troppo. Il filo da imbobinare va dallo 0.20 allo 0.22 ma il consiglio è di usare lo 0.20 e poi collegarvi uno shock leader più generoso (es. 0.24–0.25) giusto per il lancio ed eventuali abrasioni nei primi metri. Il filo è bene sia affondante (es. Trabucco XPS Match Sinking e simili), specie se si prevedere di lanciare ad una certa distanza.
4000–4500 sono le taglie ideali per il mulinello da feeder.
Consiglio n.5: usare pasturatori open-end
Qui immagino molti di voi pensino di usare i classici block-end da bigattino ma i migliori sono quelli aperti ai poli (open-end) e per di più a gabbia in quanto se vi serve potete rivestirli (io utilizzo dei cilindri ricavati da una camera d’aria di bicicletta ma va bene anche del nastro isolante).
Feeder open-end a gabbia e parzialmente coperto con guaina di gomma.
A meno che non peschiate esclusivamente con il bigattino vi servono solo questi pasturatori; sono più versatili e vi permettono di utilizzare tanti tipi di pastura, anche molto diversi tra loro, micropellets compresi.
Consiglio n.6: quali esche e pasture scegliere
Se siete tra i maggot addicted probabilmente avrete già abbandonato la lettura, se come me invece ritenete che il bigattino sia “scomodo” d’estate allora vi si aprirà il mondo delle esche alternative, a basso impatto economico, di lunga conservazione e assolutamente efficaci.
La prime due sono pollo e formaggio. Ne abbiamo già parlato e vi invito a leggere i relativi articoli. La terza sono i pellet duri che potete rendere maggiormente attrattivi trattandoli la notte prima con una miscela di acqua e additivo liquido di vostra scelta (in mare di solito sarda liquida o krill); basta bagnarli appena, così che la superficie si ammorbidisca e assorba l’additivo senza tuttavia renderli troppo fragili.
Se queste tre vi sembrano troppo strane potete sempre ripiegare sul totano o sul calamaro (facilmente reperibili decongelati e a basso prezzo in qualsiasi pescheria) di cui si innescano i tentacoli ed il mantello tagliato a strisce. E se infine il vostro spot non manca di cefali perché non impostare una pescata con solo pane? Una o due buste di pan bauletto e avete sia esca che pastura.
Orata catturata in scogliera con innesco del filetto di pollo crudo.
Consiglio n.7: meglio il cambio di luce al mattino
A meno che non vogliate tentare la sorte tra i bagnanti, scelta che alcuni fanno ma — premettetemi di dire — sempre discutibile, ricordate che in genere d’estate la pesca dagli scogli e dalle spiagge — e in generale dove sia consentita la balneazione — è vietata nelle 12 ore che vanno dalle 8.30 del mattino alle 8.30 di sera. Poco male visto che il cambio di luce è universalmente riconosciuto come il momento migliore. Ora si tratta solo di scegliere se pescare a cavallo dell’alba o del tramonto.
In un vecchio numero della rivista abbiamo affrontato l’argomento e suddiviso le specie più comuni in crepuscolari, diurne e notturne oltre ad aver sottolineato come queste abitudini possano in parte cambiare a seconda della stagione.
Se tuttavia volessimo ridurre ai minimi termini la questione potremmo sostenere che la maggior parte dei nostri target sono in genere diurno-crepuscolari e che le ore più proficue vanno dal crepuscolo astrononomico (sole a ‑18° sotto l’orizzonte) fino all’ora successiva alla levata di sole, in pratica dalle quasi due ore che precedono l’alba e quella successiva, ma non oltre. In questo arco di tempo sono attivi sia i predatori crepuscolari (come le spigole) che gli sparidi diurno-crepuscolari (saraghi e occhiate) con le orate a sole già sopra l’orizzonte.
La pesca al calasole invece si effettua da un’ora prima del tramonto (ed è possibile che vi siano ancora persone in spiaggia e sugli scogli) fino al crepuscolo astronomico, dopodiché diventa pesca in notturna, molto più complicata e selettiva in termini di spot e specie.
Occorre anche considerare che di notte nella pesca a fondo la visibilità del vettino e la precisione nel lancio sono compromessi! I vettini delle canne da feeder sono sottili e mal si prestano all’applicazione (pur sempre possibile con il nastro isolante) di starlight.
Giungere dunque sullo spot durante il crepuscolo astronomico che precede l’alba consente di prepararci ad una pescata che man mano sfrutterà la crescente illuminazione, ideale per l’approccio a feeder. Il mio consiglio è quindi quello di rinunciare a qualche ora di sonno ma di sfruttare il mattino piuttosto che la sera.
Alba sulla spiaggia di Reale (Isola d’Elba).