Method e Pellet feeder sono due tecniche abbastanza particolari nell’ambito del legering tanto da assumere quasi carattere di disciplina a sé stante. Condividono ovviamente molti punti in comune con il feeder classico ma per molti aspetti sono discretamente specialistiche. In questo articolo cercheremo di fornire una panoramica generale per poi poter entrare maggiormente nello specifico senza dover, ogni volta, ripetere i concetti di base.
Le canne da method e pellet feeder
Le canne da dedicare al method e al pellet feeder sono quelle ad azione piuttosto morbida ed il motivo risiede nel tipo di montatura, che prevede un terminale molto corto e di conseguenza poco elastico. Una canna troppo rigida non riuscirebbe ad ammortizzare a sufficienza la tensione durante le partenze, in genere violente, e il combattimento con il pesce di taglia che, concentrandosi a livello del terminale, ne determinerebbe facilmente la rottura.
Se da una parte l’uso di pasturatori elasticated (con settore elastico) consente di usare un range più ampio di canne, come di diametri di filo, dall’altra un perfetto equilibrio delle attrezzature è sempre da preferire.
L’azione “soft” facilita anche il lancio visto che questi pasturatori sono molto aperti (in particolare i method flatbed) evitando strappi troppo bruschi che potrebbero compromettere sin da subito la tenuta della pastura sul supporto.
Per quanto concerne la lunghezza della canna, questa dipende dalla distanza di lancio tuttavia si può definire un intervallo classico che va dai 10 ai 12 piedi. Le 13 piedi sono canne costruite per il feeder medio-pesante e per il long range ed hanno dunque caratteristiche diverse da quelle richieste per il method e il pellet feeder. Come sempre vi sono delle eccezioni ma è fondamentale focalizzarci sulla tecnica classica piuttosto che prendere in considerazione da subito i casi particolari. Riassumendo:
- Azione: morbida, parabolica o progressivo-parabolica
- Lunghezza: da 10 a 12 piedi
- Casting: da max 40 a max 70 gr
- Quiver: 0.75–1‑2 oz
Le canne ideali sono quelle che in genere dedichiamo al feeder leggero e medio-leggero in quanto hanno tutte le caratteristiche richieste. Vale la pena ricordare che gli ambienti naturali sono diversi da quelli commerciali. Nel tratto di foce, anche se sul fondo la corrente può essere estremamente lenta e quindi idonea alla pesca a method o pellet feeder, quella superficiale può creare problemi su canne troppo morbide. In mare vi sono altri fattori, come la presenza di un po’ d’onda in superficie. Va tenuto in conto anche il vento. Ne viene che le parabolico progressive hanno spesso una marcia in più, rappresentando un compromesso tra morbidezza e resistenza ai fattori di disturbo. Anche la scelta del quiver va ponderata con attenzione.
I mulinelli da method e pellet feeder
I mulinelli sono meno specifici. La taglia da abbinare prevede il giusto equilibro con la canna e dunque parliamo di 3000 o 4000. I 5000 nel feeder si utilizzano sulle canne più lunghe e robuste, destinate ad una pesca diversa, tipicamente in long range e sono da evitare. Al di là delle preferenze è sempre bene, a mio avviso, che si tratti di mulinelli a frizione anteriore, con antiritorno e possibilmente con doppia line clip in bobina. Si tratta dei mulinelli più indicati in quanto consentono di rispondere a tutte e necessità del feederista.
Il filo da caricare in bobina dipende dall’approccio che intendiamo mettere in campo e dall’attrezzatura che abbiamo scelto cercando di mantenere, anche in questo caso, il miglior equilibrio. Più o meno la scelta cade sui mono da 8lb, che corrispondono al diametro 0.20. Si può salire in caso di pesca in lunga distanza con canne un tantino più progressive (che paraboliche) ed i giusti accorgimenti, come in caso di pesca marginale a pesci di grossa taglia, ma un buon mono di quel diametro, abbinato alla giusta canna, consente un’azione di pesca efficace nella maggior parte delle situazioni.
Ricordiamo sempre che la pesca a method e pellet feeder si pratica su fondali puliti, in assenza di corrente (o in presenza di correnti assai ridotte) il che comporta quasi sempre di poter operare in un ambiente ottimale per gestire un pesce. Riassumendo:
- Taglia: 3000–4000
- Antiritorno: sì
- Filo in bobina: 8lb
Le due line clip in bobina rendono molto agevole bloccare il filo per fissare la distanza di lancio anche se spesso è più pratico il sistema ad anello. In ogni caso è consigliabile realizzare sul filo un nodo di stop in modo tale da segnare la distanza e poterla ripristinare in caso sia stato necessario cedere filo al pesce.
I pasturatori e le montature
Due argomenti che possono essere trattati insieme visto che si tratta pur sempre di pasturatori inline e che le montature sono sovrapponibili, per non dire identiche.
Come abbiamo più volte avuto modo di dire, la pesca a method e pellet feeder prevede di presentare l’esca in stretto rapporto con il pasturatore e, ovviamente, con la pastura che da questo viene rilasciata. Ciò significa che i terminali sono molto corti e che qualunque fattore (turbolenza, corrente) che porti alla dispersione della pastura è quasi inevitabilmente foriero di insuccesso. In pratica si pesca in un fazzoletto, un’area cioè di qualche decina di cm quadratati. Immaginate il palmo della mano aperta con al centro il pasturatore: più o meno quella è la zona dove si libererà la pastura e dove deve essere collocata l’esca.
La pastura caricata in un method /pellet feeder, una volta in acqua, si libera in un’area molto circoscritta che, in condizioni ottimali e pur considerando un certo movimento sul fondo (debole corrente), difficilmente si allarga oltre qualche decina di cm quadrati. L’esempio della mano aperta è abbastanza aderente alla realtà. Il terminale di conseguenza è mediamente di 8–10 cm.
Nella categoria dei method e pellet feeders abbiamo diverse tipologie di pasturatore che condividono lo stesso principio e presentano variazioni che a mio avviso assumono importanza più nella pesca in acque commerciali che naturali. Nelle acque naturali, per via dei fattori suddetti, conviene badare più alla sostanza che alla forma. Ne viene che i method piatti (flatbed), quelli classici e generalmente più economici, risultano estremamente efficaci. Stesso discorso per il pellet feeders, la cui variante ad alta capacità (ideata per veicolare elementi più grossolani come i bigattini incollati) è l’unica a risultare veramente necessaria. Il consiglio è dunque quello di affidarsi alla semplicità senza troppo perdersi tra le alternative che seppur intelligenti dal punto di vista ingegneristico, di fatto poi non portano reali vantaggi in termini di catture.
Da sinistra: method flatbed, pellet feeder classico (da pastura e micropellets) e un più capiente sticky feeder (per bigattini incollati, piccoli pellets e pasture varie).
Che differenza c’è tra un method ed un pellet feeder? Sostanzialmente nel livello di protezione della pastura e nella modalità con la quale essa si apre sul fondo. I method flatebed sono completamente aperti e si utilizza uno stampino per comprimervi sopra la pastura. Sul fondo la pastura viene rilasciata tutta intorno potendo di fatto “crollare” lungo l’intero perimetro del pasturatore. I pellet feeders hanno invece una sola ampia apertura quindi la pastura “crolla e si apre” solo sul davanti. C’è poi il fatto che essendo più coperti, i pellet feeders proteggono maggiormente la pastura dall’impatto con l’acqua e limitano la dispersione della stessa in calata. Inoltre i modelli più grandi possono ospitare pasture, come i bigattini incollati, che non riuscirebbero mai ad aderire al method.
Quindi i pellet feeder sono migliori dei method? Non affrettiamoci a trarre conclusioni. Sono diversi e in base a come mangiano i pesci, al tipo di pastura, al tipo di innesco e alle condizioni uno può risultare meglio dell’altro. Si può dire che in caso di pesca su una certa distanza e su una profondità medio-importante i pellet feeders garantiscono alla pastura di raggiungere il fondo con minor dispersione, quello sì, e che presentano una maggior capacità di trattenere la pastura in caso di corrente. In altre condizioni (pesca in acque assolutamente calme, relativamente poco profonde e su distanze corte o medie) la scelta tra i due tipi di pasturatore segue altri criteri.
Quick Change Bead (perlina a cambio rapido).
Nell’affrontare il tema montature, in questa sede prenderò in considerazione solo la variante scorrevole, l’unica che può garantire al pesce la sopravvivenza in caso di rotture a monte del pasturatore. Si perde l’effetto autoferrante (bolt effect) e di questo purtroppo dobbiamo tenerne conto sia in fase di lancio (l’amo si trova connesso al feeder che se si muove a monte ne provoca la liberazione) che in fase di pesca (il quiver torna ad assumere una maggior funzione di lettura). Risulta inoltre utile una leggera ferrata proprio perché il peso del feeder interviene meno nel favorire la penetrazione dell’amo. Solo in caso di fondali assolutamente puliti si può prendere in considerazione il setup classico, con feeder bloccato. In questo caso la montatura è identica e basta solo applicare uno stop a monte del pasturatore (un semplice pallino di piombo). Ne viene che la montatura che vi presenterò può essere facilmente trasformata in autoferrante rimanendo identica al 99%. Dunque eliminate qualsiasi connettore ad incastro che presenti il feeder che avete acquistato e sostituitelo con una perlina quick change.
Che si utilizzi un pellet o un method feeder non cambia nulla in quanto entrambi sono pasturatori inline (in linea). In foto ho specificato il carico di rottura piuttosto che il diametro, come è consuetudine d’oltremanica, perché il carico di rottura ci dice molto di più del diametro di un monofilo. Parlando di diametri e ammettendo che si tratti dello stesso filo, le misure potrebbero essere 0.20 per la lenza madre e 0.18 per il terminale. Occorre specificarlo perché se prendete in considerazione solo il diametro e i fili sono diversi non è raro trovare uno 0.18 che ha un carico di rottura superiore ad uno 0.20 ed ecco che, in caso di problemi, si rompe prima la lenza madre del terminale. Fateci attenzione. Misure che sono comunque puramente indicative poiché se il target sono pesci di grosse dimensioni da forzare (perché magari il fondo non è molto pulito) è bene salire un po’ di diametro, ad es. 12lb per la lenza madre e 10 lb per il terminale.
Azione di pesca
Method e pellet non differiscono molto dagli altri approcci a feeder e valgono le regole generali che vedono nella precisione e nella frequenza del lancio le armi migliori in nostro possesso per ottenere il massimo da ogni sessione. Gli specialisti della tecnica, che hanno con loro sempre più di una canna, talvolta usano dei cage feeder per realizzare un primo fondo di pastura tuttavia il pescatore dall’approccio meno agonistico può tranquillamente attendere che il fondo si formi da solo. Un buon sistema è quello di aumentare la frequenza dei lanci nella prima mezz’ora di pesca (es. un lancio ogni 2 minuti), magari compattando un po’ meno la pastura così che si liberi più velocemente. A sessione avviata il tempo di permanenza del feeder in acqua si stima di solito in 5 minuti e nella maggior parte dei casi vale la regola che se non si vedono mangiate nei primi 5 minuti conviene recuperare e rilanciare.
Le mangiate sono sempre molto franche con la montatura autoferrante e in caso di pesci molto vivaci (come quelli di mare) o di grosse dimensioni (come nel tratto di foce) la reazione deve essere pronta, pena veder volare via la canna dal supporto. Con la montatura scorrevole c’è maggior lettura poiché la lenza madre è direttamente in connessione con il quiver e, come detto sopra, alla piega della vetta è sempre consigliabile ferrare leggermente.
La canna andrebbe sempre tenuta bassa, con il quiver rivolto verso la superficie dell’acqua e quasi a sfiorarla. Ciò consente di affondare il filo e sottrarlo all’azione del vento, come del resto la vetta. Pescando in condizioni di acque ferme o molto lente non vi è mai motivo di posizionare la canna diversamente se non il fatto di non poter fare altrimenti per via delle caratteristiche dello spot.
Se il setup è corretto e la lenza in perfetto equilibrio con la canna, il pesce si lavora con tranquillità e il terminale non ne risente anche se molto corto e poco elastico. Le rotture sono in genere segno di un equilibrio precario se non addirittura di un evidente sbilanciamento tra canna e monofili utilizzati. I pasturatori elasticizzati (con settore elastico in feeder/power gum) rappresentano una scelta ben precisa e non andrebbero usati per bilanciare accoppiamenti errati quanto piuttosto per rispondere a necessità (es. utilizzo di diametri sottili iper via di ami di piccole dimensioni). Il consiglio è dunque di non abusarne.
Esche e pasture
Qui al momento è possibile solo fare un accenno in quanto l’argomento è troppo vasto. In primo luogo dobbiamo considerare che i pesci catturabili a method e pellet feeder sono quelli abituati a pascolare e nutrirsi sul fondo e con spiccata attitudine a stare sulla pastura. In mare le prede classiche sono i cefali e la maggior parte degli sparidi (orate, saraghi, occhiate e salpe). Assolutamente meno frequenti, tanto da risultare cattura sporadica, sono ad esempio le spigole (pur utilizzando il bigattino). Ne viene che conoscendo i pesci si conoscono di conseguenza anche le pasture e le esche migliori.
Parlando di sfarinati o “groundbait” (da stampare sul method o comprimere nel pellet feeder) il classico mix al 50% di cefalo bianca e fondo mare è un evergreen della pesca a feeder che assicura sempre ottimi risultati ed è assolutamente di facile reperibilità in qualsiasi negozio.
Method con mix di cefalo bianca e fondo mare al 50%. Un velo di cefalo bianca asciutta è stato disposto sul fondo dello stampo per facilitarne il distacco.
Tre classiche prede da method feeder in mare: Occhiate, saraghi e cefali.
Ottimi sono anche i micropellets, quelli da 2 mm alla farina di pesce, che sono rapidi da preparare e si utilizzano su entrambi i pasturatori in quanto, una volta idratati, ben si prestano ad essere compressi sia nel pellet che sul method feeder. Nei pellet feeder di maggiori dimensioni risultano inoltre ottimi i bigattini incollati (con arabica o destrina a seconda del tipo di incollaggio che volete ottenere) e la pesca tende a ridurre l’attrazione nei confronti dei cefali e a spostarla maggiormente verso gli sparidi.
Le esche sono tra le più varie ma volendo rimanere sul semplice, formaggio, pane, pasta e pastella per tutti i pesci (cefali e sparidi) e bigattini sono le più comuni. Ma si può spaziare ampiamente; in mare funzionano bene tutti i tipi di pellet da innesco al pesce e risultati eccezionali si possono ottenere con il petto di pollo crudo, esca spesso (a torto) non considerata ma da annoverare tra le migliori.
Giusto per proporre qualche combinazione classica da provare e assolutamente non specifica:
- Cefali: method feeder con pastura (cefalo bianca oppure mix al 50% cefalo bianca+fondo mare); esca morbida (pane, fiocchetto di petto di pollo crudo)
- Sparidi in genere: method feeder con pastura (mix al 50% cefalo bianca+fondo mare); esca morbida (cubetto di formaggio a pasta semidura), bigattino oppure pellet duro da 6–8 mm alla farina di pesce.
- Saraghi e orate: pellet feeder con bigattino incollato ed esca bigattino; pellet feeder con micropellets (2–3 mm al pesce) ed esca pellet duro da innesco 6–8 mm alla farina di pesce.
I pellet feeders sono ottimi pasturatori per il bigattino incollato (destrina, arabica). L’approccio è valido in tutti gli ambienti, sia in mare che in acqua dolce.
Discorso simile si può fare per le acque salmastre e dolci. Una lista di possibili esche e pasture sarebbe inutile poiché il loro numero è molto elevato e la risposta estremamente variabile a seconda degli spot, delle abitudini dei pesci, delle condizioni dell’acqua e della stagione. La giusta combinazione tra esca e pastura è dunque frutto di prove ed osservazioni sul lungo periodo che hanno una valenza molto “locale”. In questo forse — ma parlo per esperienza strettamente personale — trovo più complesso individuare il perfetto connubio per i pesci d’acqua dolce (che hanno gusti spesso particolari e variabili durante l’anno) che per quelli di mare.
Method mix. In questo caso un generoso pellet pop-up al krill è stato inserito in una pastura costituita da uno strato superficiale di micropellets al krill ed uno profondo di groundbait Breme Black.
Se in mare le pasture sono tutte salate (base formaggio, farina di pesce, crostacei, molluschi, anellidi e via dicendo) in fiume rivestono un ruolo importante anche quelle dolci con il risultato che le varie combinazioni si moltiplicano. Non è raro anche il mix dolce-salato. A complicare ulteriormente il discorso c’è anche tema dei colori o meglio dire del contrasto, con le pasture chiare che in acque torbide e limacciose possono essere preferite a quelle scure, più discrete in acque molto limpide e indicate per specie particolarmente diffidenti. Per non parlare poi delle spezie, che se in mare rivestono un ruolo abbastanza marginale, in acqua dolce hanno proprietà stimolanti molto più marcate. Se non avete già esperienza circa le pasture più indicate per il vostro spot il consiglio è di rimanere sul semplice, almeno all’inizio, con le dolci da preferire in primavera-estate e quelle salate in autunno-inverno. In tutti i negozi sono facilmente reperibili le due dolci, gialla e rossa, più le salate classiche al formaggio e alla farina di pesce. La granulometria è anch’essa importante (in genere sul method è di tipo medio-fine) ma con la giusta idratazione vi si adattano un po’ tutte le pasture, senza contare il fatto che si usano anche i micropellets (al krill, alla betaina o al Robin Red i più utilizzati). Per le esche da abbinare si va dal mais, ai pellets da innesco fino ai moderni wafters per presentazioni particolari in cui l’esca annulla il peso dell’amo.
Anche qui, giusto qualche approccio classico per iniziare:
- Carpe: method “dolce” con pastura gialla o rossa ed esca il chicco di mais o un wafter giallo a rendere il peso dell’innesco neutro o leggermente galleggiante.
- Carpe e altri pesci: method “salato” con pastura fish meal (alla farina di pesce) ed esca pellet al pesce (marine halibut); in alternativa pastura (o micropellets) e pellet al krill.
- Carpe ed altri pesci: pellet feeder caricato con pastura in mix (groundbait a scelta+mais tritato+bigattini morti) ed esca un ciuffetto di bigattini morti.
In realtà nessuna delle tre proposte è specifica, né più efficace di altre, ed esistono centinaia di possibili combinazioni. Per trovare quella giusta serve tanta pazienza.
A questa brevissima panoramica (poi più avanti entreremo maggiormente nel dettaglio) va aggiunto il pane, esca e pastura eccezionale in qualsiasi ambiente, sia mare che acqua dolce.
Il pan bauletto frullato, conosciuto come “liquidised bread”, è una pastura che ben si presta alla pesca a method su corta distanza e fondali poco profondi. Come esca vi si può abbinare il disco di pane (punched bread) ricavato da una fetta con gli appositi punzoni.
In pratica non esiste pesce insidiabile a method che non gradisca il boccone di pane. Le carpe sono tra questi.
Particolare attenzione si deve porre nella preparazione delle pasture, siano esse rappresentate da sfarinati (groundbait), micropellets, o mix di vari elementi. La loro idratazione deve essere ottimale così da garantire la tenuta sul pasturatore ma anche l’apertura una volta sul fondo. Una pastura poco idratata verrà persa nel lancio o si aprirà con l’impatto in acqua, disperdendosi in calata. Una pastura troppo idratata e collosa rischierà di non aprirsi neanche dopo una lunga permanenza sul fondo. Spesso non è tanto il tipo di pastura che determina la riuscita della sessione di pesca ma come la pastura lavora.
Caricamento
Method e pellet feeder si caricano diversamente ma in entrambi i casi l’esca viene collocata in superficie e in stretto contatto con la pastura. La finalità è quella di liberare l’esca in acqua non appena la pastura si idrata e “crolla”. Ovviamente poi ci sono modalità diverse, con pescatori che lasciano l’esca ben visibile in superficie sin da subito ed altri che vi sovrappongono uno strato di pastura protettivo. Dipende dalla distanza di lancio, dalla profondità che si deve affrontare e son valutazioni che si fanno caso per caso. Addirittura c’è chi lascia il terminale libero, specie quando l’esca è voluminosa e potrebbe creare problemi di compattezza della pastura.
1. Classico caricamento del method utilizzando lo stampo. L’esca solitamente si posiziona in superficie, dopodiché si carica la pastura ed infine si comprime il tutto tra feeder e stampo.
Se necessario è possibile applicare un ulteriore strato di pastura superficiale ed operare una doppia compressione. Serve a proteggere esca e pastura sottostante nella pesca a distanza (aumento della resistenza a lancio e impatto nell’acqua).
2. Caricamento del pellet feeder. L’esca si posiziona sulla superficie della pastura dopodiché viene ricoperta con un altro sottile strato di pastura. Il caricamento può avvenire con una sola mano.
Boosters
Questa panoramica sulla pesca a method e pellet feeder non poteva concludersi senza un accenno agli additivi che volutamente teniamo separati dal resto in quanto step successivo. Si tratta di preparati che in varia forma vengono aggiunti ad esche e pasture per aumentarne l’attrattiva. In commercio ve ne sono di diverse tipologie ed alcuni posso essere anche realizzati a casa. Non sono sempre necessari, né di per sé garantiscono con certezza che esca e pastura risultino ai pesci più gradite, anche considerando che di solito parliamo di prodotti di base (sfarinati, pellets) di elevata qualità e ben collaudati. Tuttavia rappresentano una marcia in più e qualcosa da provare quando le condizioni si fanno più difficili. Come per le pasture, esistendone un’infinità, l’approccio è simile: provare, con pazienza, e valutare i risultati sul lungo periodo.
Alcuni boosters vengono applicati direttamente sul method.
Giusto tre esempi, benché insufficienti, per chiarire il possibile utilizzo:
- Additivo liquido all’aglio (garlic) o all’aglio e formaggio (cheesy garlic): valido in tutti gli ambienti, sia in mare che in acqua dolce. Può essere aggiunto in pastura (groundbait) o come integratore nella bagnatura del pellet (che lo assorbe).
- Additivo gel (vari gusti e colori): viene di solito applicato sulla superficie del method. Ne esistono sia di validi in mare che specifici per acqua dolce (es. ai frutti).
- Additivi “fai da te”: possono essere di qualsiasi tipo e di preparazione molto semplice oppure estremamente complessa. Si va da semplici spezie (es. curcuma, chili, ecc.) disciolte in acqua per ottenere liquidi fino a preparati densi e collosi (simili ai gel commerciali).
Capirete che una trattazione completa avrebbe il risultato di generare solo una gran confusione. Per il momento basta sapere di che si tratta; vedremo più avanti caso per caso alcuni prodotti di uso più comune.