Elba Fishing Blog
Pesca sportiva in mare e in acqua dolce. Tecniche, attrezzature, esperienze.

Method e Pellet feeder

Tem­po di let­tu­ra: 15 minu­ti

Method e Pel­let fee­der sono due tec­ni­che abba­stan­za par­ti­co­la­ri nel­l’am­bi­to del lege­ring tan­to da assu­me­re qua­si carat­te­re di disci­pli­na a sé stan­te. Con­di­vi­do­no ovvia­men­te mol­ti pun­ti in comu­ne con il fee­der clas­si­co ma per mol­ti aspet­ti sono discre­ta­men­te spe­cia­li­sti­che. In que­sto arti­co­lo cer­che­re­mo di for­ni­re una pano­ra­mi­ca gene­ra­le per poi poter entra­re mag­gior­men­te nel­lo spe­ci­fi­co sen­za dover, ogni vol­ta, ripe­te­re i con­cet­ti di base.

Le canne da method e pellet feeder

Le can­ne da dedi­ca­re al method e al pel­let fee­der sono quel­le ad azio­ne piut­to­sto mor­bi­da ed il moti­vo risie­de nel tipo di mon­ta­tu­ra, che pre­ve­de un ter­mi­na­le mol­to cor­to e di con­se­guen­za poco ela­sti­co. Una can­na trop­po rigi­da non riu­sci­reb­be ad ammor­tiz­za­re a suf­fi­cien­za la ten­sio­ne duran­te le par­ten­ze, in gene­re vio­len­te, e il com­bat­ti­men­to con il pesce di taglia che, con­cen­tran­do­si a livel­lo del ter­mi­na­le, ne deter­mi­ne­reb­be facil­men­te la rot­tu­ra.
Se da una par­te l’u­so di pastu­ra­to­ri ela­sti­ca­ted (con set­to­re ela­sti­co) con­sen­te di usa­re un ran­ge più ampio di can­ne, come di dia­me­tri di filo, dal­l’al­tra un per­fet­to equi­li­brio del­le attrez­za­tu­re è sem­pre da pre­fe­ri­re.
L’a­zio­ne “soft” faci­li­ta anche il lan­cio visto che que­sti pastu­ra­to­ri sono mol­to aper­ti (in par­ti­co­la­re i method flat­bed) evi­tan­do strap­pi trop­po bru­schi che potreb­be­ro com­pro­met­te­re sin da subi­to la tenu­ta del­la pastu­ra sul sup­por­to.
Per quan­to con­cer­ne la lun­ghez­za del­la can­na, que­sta dipen­de dal­la distan­za di lan­cio tut­ta­via si può defi­ni­re un inter­val­lo clas­si­co che va dai 10 ai 12 pie­di. Le 13 pie­di sono can­ne costrui­te per il fee­der medio-pesan­te e per il long ran­ge ed han­no dun­que carat­te­ri­sti­che diver­se da quel­le richie­ste per il method e il pel­let fee­der. Come sem­pre vi sono del­le ecce­zio­ni ma è fon­da­men­ta­le foca­liz­zar­ci sul­la tec­ni­ca clas­si­ca piut­to­sto che pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne da subi­to i casi par­ti­co­la­ri. Rias­su­men­do:

  • Azio­ne: mor­bi­da, para­bo­li­ca o pro­gres­si­vo-para­bo­li­ca
  • Lun­ghez­za: da 10 a 12 pie­di
  • Casting:  da max 40 a max 70 gr
  • Qui­ver: 0.75–1‑2 oz

Le can­ne idea­li sono quel­le che in gene­re dedi­chia­mo al fee­der leg­ge­ro e medio-leg­ge­ro in quan­to han­no tut­te le carat­te­ri­sti­che richie­ste. Vale la pena ricor­da­re che gli ambien­ti natu­ra­li sono diver­si da quel­li com­mer­cia­li. Nel trat­to di foce, anche se sul fon­do la cor­ren­te può esse­re estre­ma­men­te len­ta e quin­di ido­nea alla pesca a method o pel­let fee­der, quel­la super­fi­cia­le può crea­re pro­ble­mi su can­ne trop­po mor­bi­de. In mare vi sono altri fat­to­ri, come la pre­sen­za di un po’ d’on­da in super­fi­cie. Va tenu­to in con­to anche il ven­to. Ne vie­ne che le para­bo­li­co pro­gres­si­ve han­no spes­so una mar­cia in più, rap­pre­sen­tan­do un com­pro­mes­so tra mor­bi­dez­za e resi­sten­za ai fat­to­ri di distur­bo. Anche la  scel­ta del qui­ver va pon­de­ra­ta con atten­zio­ne.

Canna Method feeder

I mulinelli da method e pellet feeder

I muli­nel­li sono meno spe­ci­fi­ci. La taglia da abbi­na­re pre­ve­de il giu­sto equi­li­bro con la can­na e dun­que par­lia­mo di 3000 o 4000. I 5000 nel fee­der si uti­liz­za­no sul­le can­ne più lun­ghe e robu­ste, desti­na­te ad una pesca diver­sa, tipi­ca­men­te in long ran­ge e sono da evi­ta­re. Al di là del­le pre­fe­ren­ze è sem­pre bene, a mio avvi­so, che si trat­ti di muli­nel­li a fri­zio­ne ante­rio­re, con anti­ri­tor­no e pos­si­bil­men­te con dop­pia line clip in bobi­na. Si trat­ta dei muli­nel­li più indi­ca­ti in quan­to con­sen­to­no di rispon­de­re a tut­te e neces­si­tà del fee­de­ri­sta.
Il filo da cari­ca­re in bobi­na dipen­de dal­l’ap­proc­cio che inten­dia­mo met­te­re in cam­po e dal­l’at­trez­za­tu­ra che abbia­mo scel­to cer­can­do di man­te­ne­re, anche in que­sto caso, il miglior equi­li­brio. Più o meno la scel­ta cade sui mono da 8lb, che cor­ri­spon­do­no al dia­me­tro 0.20. Si può sali­re in caso di pesca in lun­ga distan­za con can­ne un tan­ti­no più pro­gres­si­ve (che para­bo­li­che) ed i giu­sti accor­gi­men­ti, come in caso di pesca mar­gi­na­le a pesci di gros­sa taglia, ma un buon mono di quel dia­me­tro, abbi­na­to alla giu­sta can­na, con­sen­te un’a­zio­ne di pesca effi­ca­ce nel­la mag­gior par­te del­le situa­zio­ni.
Ricor­dia­mo sem­pre che la pesca a method e pel­let fee­der si pra­ti­ca su fon­da­li puli­ti, in assen­za di cor­ren­te (o in pre­sen­za di cor­ren­ti assai ridot­te) il che com­por­ta qua­si sem­pre di poter ope­ra­re in un ambien­te otti­ma­le per gesti­re un pesce. Rias­su­men­do:

  • Taglia: 3000–4000
  • Anti­ri­tor­no: sì
  • Filo in bobi­na: 8lb

Le due line clip in bobi­na ren­do­no mol­to age­vo­le bloc­ca­re il filo per fis­sa­re la distan­za di lan­cio anche se spes­so è più pra­ti­co il siste­ma ad anel­lo. In ogni caso è con­si­glia­bi­le rea­liz­za­re sul filo un nodo di stop in modo tale da segna­re la distan­za e poter­la ripri­sti­na­re in caso sia sta­to neces­sa­rio cede­re filo al pesce.

Mulinello Method Feeder
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I pasturatori e le montature

Due argo­men­ti che pos­so­no esse­re trat­ta­ti insie­me visto che si trat­ta pur sem­pre di pastu­ra­to­ri inli­ne e che le mon­ta­tu­re sono sovrap­po­ni­bi­li, per non dire iden­ti­che.
Come abbia­mo più vol­te avu­to modo di dire, la pesca a method e pel­let fee­der pre­ve­de di pre­sen­ta­re l’e­sca in stret­to rap­por­to con il pastu­ra­to­re e, ovvia­men­te, con la pastu­ra che da que­sto vie­ne rila­scia­ta. Ciò signi­fi­ca che i ter­mi­na­li sono mol­to cor­ti e che qua­lun­que fat­to­re (tur­bo­len­za, cor­ren­te) che por­ti alla disper­sio­ne del­la pastu­ra è qua­si ine­vi­ta­bil­men­te forie­ro di insuc­ces­so. In pra­ti­ca si pesca in un faz­zo­let­to, un’a­rea cioè di qual­che deci­na di cm qua­dra­ta­ti. Imma­gi­na­te il pal­mo del­la mano aper­ta con al cen­tro il pastu­ra­to­re: più o meno quel­la è la zona dove si libe­re­rà la pastu­ra e dove deve esse­re col­lo­ca­ta l’e­sca.

La pastu­ra cari­ca­ta in un method /pellet fee­der, una vol­ta in acqua, si libe­ra in un’a­rea mol­to cir­co­scrit­ta che, in con­di­zio­ni otti­ma­li e pur con­si­de­ran­do un cer­to movi­men­to sul fon­do (debo­le cor­ren­te), dif­fi­cil­men­te si allar­ga oltre qual­che deci­na di cm qua­dra­ti. L’e­sem­pio del­la mano aper­ta è abba­stan­za ade­ren­te alla real­tà. Il ter­mi­na­le di con­se­guen­za è media­men­te di 8–10 cm.

Method feeder

Nel­la cate­go­ria dei method e pel­let fee­ders abbia­mo diver­se tipo­lo­gie di pastu­ra­to­re che con­di­vi­do­no lo stes­so prin­ci­pio e pre­sen­ta­no varia­zio­ni che a mio avvi­so assu­mo­no impor­tan­za più nel­la pesca in acque com­mer­cia­li che natu­ra­li. Nel­le acque natu­ra­li, per via dei fat­to­ri sud­det­ti, con­vie­ne bada­re più alla sostan­za che alla for­ma. Ne vie­ne che i method piat­ti (flat­bed), quel­li clas­si­ci e gene­ral­men­te più eco­no­mi­ci, risul­ta­no estre­ma­men­te effi­ca­ci. Stes­so discor­so per il pel­let fee­ders, la cui varian­te ad alta capa­ci­tà (idea­ta per vei­co­la­re ele­men­ti più gros­so­la­ni come i bigat­ti­ni incol­la­ti) è l’u­ni­ca a risul­ta­re vera­men­te neces­sa­ria. Il con­si­glio è dun­que quel­lo di affi­dar­si alla sem­pli­ci­tà sen­za trop­po per­der­si tra le alter­na­ti­ve che sep­pur intel­li­gen­ti dal pun­to di vista inge­gne­ri­sti­co, di fat­to poi non por­ta­no rea­li van­tag­gi in ter­mi­ni di cat­tu­re.

Da sini­stra: method flat­bed, pel­let fee­der clas­si­co (da pastu­ra e micro­pel­le­ts) e un più capien­te stic­ky fee­der (per bigat­ti­ni incol­la­ti, pic­co­li pel­le­ts e pastu­re varie).

Method pellet feeder

Che dif­fe­ren­za c’è tra un method ed un pel­let fee­der? Sostan­zial­men­te nel livel­lo di pro­te­zio­ne del­la pastu­ra e nel­la moda­li­tà con la qua­le essa si apre sul fon­do. I method fla­te­bed sono com­ple­ta­men­te aper­ti e si uti­liz­za uno stam­pi­no per com­pri­mer­vi sopra la pastu­ra. Sul fon­do la pastu­ra vie­ne rila­scia­ta tut­ta intor­no poten­do di fat­to “crol­la­re” lun­go l’in­te­ro peri­me­tro del pastu­ra­to­re. I pel­let fee­ders han­no inve­ce una sola ampia aper­tu­ra quin­di la pastu­ra “crol­la e si apre” solo sul davan­ti. C’è poi il fat­to che essen­do più coper­ti, i pel­let fee­ders pro­teg­go­no mag­gior­men­te la pastu­ra dal­l’im­pat­to con l’ac­qua e limi­ta­no la disper­sio­ne del­la stes­sa in cala­ta. Inol­tre i model­li più gran­di pos­so­no ospi­ta­re pastu­re, come i bigat­ti­ni incol­la­ti, che non riu­sci­reb­be­ro mai ad ade­ri­re al method.
Quin­di i pel­let fee­der sono miglio­ri dei method? Non affret­tia­mo­ci a trar­re con­clu­sio­ni. Sono diver­si e in base a come man­gia­no i pesci, al tipo di pastu­ra, al tipo di inne­sco e alle con­di­zio­ni uno può risul­ta­re meglio del­l’al­tro. Si può dire che in caso di pesca su una cer­ta distan­za e su una pro­fon­di­tà medio-impor­tan­te i pel­let fee­ders garan­ti­sco­no alla pastu­ra di rag­giun­ge­re il fon­do con minor disper­sio­ne, quel­lo sì, e che pre­sen­ta­no una mag­gior capa­ci­tà di trat­te­ne­re la pastu­ra in caso di cor­ren­te. In altre con­di­zio­ni (pesca in acque asso­lu­ta­men­te cal­me, rela­ti­va­men­te poco pro­fon­de e su distan­ze cor­te o medie) la scel­ta tra i due tipi di pastu­ra­to­re segue altri cri­te­ri.

Quick Chan­ge Bead (per­li­na a cam­bio rapi­do).

Quick Change

Nel­l’af­fron­ta­re il tema mon­ta­tu­re, in que­sta sede pren­de­rò in con­si­de­ra­zio­ne solo la varian­te scor­re­vo­le, l’u­ni­ca che può garan­ti­re al pesce la soprav­vi­ven­za in caso di rot­tu­re a mon­te del pastu­ra­to­re. Si per­de l’ef­fet­to auto­fer­ran­te (bolt effect) e di que­sto pur­trop­po dob­bia­mo tener­ne con­to sia in fase di lan­cio (l’a­mo si tro­va con­nes­so al fee­der che se si muo­ve a mon­te ne pro­vo­ca la libe­ra­zio­ne) che in fase di pesca (il qui­ver tor­na ad assu­me­re una mag­gior fun­zio­ne di let­tu­ra). Risul­ta inol­tre uti­le una leg­ge­ra fer­ra­ta pro­prio per­ché il peso del fee­der inter­vie­ne meno nel favo­ri­re la pene­tra­zio­ne del­l’a­mo. Solo in caso di fon­da­li asso­lu­ta­men­te puli­ti si può pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne il setup clas­si­co, con fee­der bloc­ca­to. In que­sto caso la mon­ta­tu­ra è iden­ti­ca e basta solo appli­ca­re uno stop a mon­te del pastu­ra­to­re (un sem­pli­ce pal­li­no di piom­bo). Ne vie­ne che la mon­ta­tu­ra che vi pre­sen­te­rò può esse­re facil­men­te tra­sfor­ma­ta in auto­fer­ran­te rima­nen­do iden­ti­ca al 99%. Dun­que eli­mi­na­te qual­sia­si con­net­to­re ad inca­stro che pre­sen­ti il fee­der che ave­te acqui­sta­to e sosti­tui­te­lo con una per­li­na quick chan­ge.

Montatura pellet feeder

Che si uti­liz­zi un pel­let o un method fee­der non cam­bia nul­la in quan­to entram­bi sono pastu­ra­to­ri inli­ne (in linea). In foto ho spe­ci­fi­ca­to il cari­co di rot­tu­ra piut­to­sto che il dia­me­tro, come è con­sue­tu­di­ne d’ol­tre­ma­ni­ca, per­ché il cari­co di rot­tu­ra ci dice mol­to di più del dia­me­tro di un mono­fi­lo. Par­lan­do di dia­me­tri e ammet­ten­do che si trat­ti del­lo stes­so filo, le misu­re potreb­be­ro esse­re 0.20 per la len­za madre e 0.18 per il ter­mi­na­le. Occor­re spe­ci­fi­car­lo per­ché se pren­de­te in con­si­de­ra­zio­ne solo il dia­me­tro e i fili sono diver­si non è raro tro­va­re uno 0.18 che ha un cari­co di rot­tu­ra supe­rio­re ad uno 0.20 ed ecco che, in caso di pro­ble­mi, si rom­pe pri­ma la len­za madre del ter­mi­na­le. Fate­ci atten­zio­ne. Misu­re che sono comun­que pura­men­te indi­ca­ti­ve poi­ché se il tar­get sono pesci di gros­se dimen­sio­ni da for­za­re (per­ché maga­ri il fon­do non è mol­to puli­to) è bene sali­re un po’ di dia­me­tro, ad es. 12lb per la len­za madre e 10 lb per il ter­mi­na­le.

Azione di pesca

Method e pel­let non dif­fe­ri­sco­no mol­to dagli altri approc­ci a fee­der e val­go­no le rego­le gene­ra­li che vedo­no nel­la pre­ci­sio­ne e nel­la fre­quen­za del lan­cio le armi miglio­ri in nostro pos­ses­so per otte­ne­re il mas­si­mo da ogni ses­sio­ne. Gli spe­cia­li­sti del­la tec­ni­ca, che han­no con loro sem­pre più di una can­na, tal­vol­ta usa­no dei cage fee­der per rea­liz­za­re un pri­mo fon­do di pastu­ra tut­ta­via il pesca­to­re dal­l’ap­proc­cio meno ago­ni­sti­co può tran­quil­la­men­te atten­de­re che il fon­do si for­mi da solo. Un buon siste­ma è quel­lo di aumen­ta­re la fre­quen­za dei lan­ci nel­la pri­ma mez­z’o­ra di pesca (es. un lan­cio ogni 2 minu­ti), maga­ri com­pat­tan­do un po’ meno la pastu­ra così che si libe­ri più velo­ce­men­te. A ses­sio­ne avvia­ta il tem­po di per­ma­nen­za del fee­der in acqua si sti­ma di soli­to in 5 minu­ti e nel­la mag­gior par­te dei casi vale la rego­la che se non si vedo­no man­gia­te nei pri­mi 5 minu­ti con­vie­ne recu­pe­ra­re e rilan­cia­re.
Le man­gia­te sono sem­pre mol­to fran­che con la mon­ta­tu­ra auto­fer­ran­te e in caso di pesci mol­to viva­ci (come quel­li di mare) o di gros­se dimen­sio­ni (come nel trat­to di foce) la rea­zio­ne deve esse­re pron­ta, pena veder vola­re via la can­na dal sup­por­to. Con la mon­ta­tu­ra scor­re­vo­le c’è mag­gior let­tu­ra poi­ché la len­za madre è diret­ta­men­te in con­nes­sio­ne con il qui­ver e, come det­to sopra, alla pie­ga del­la vet­ta è sem­pre con­si­glia­bi­le fer­ra­re leg­ger­men­te.

La can­na andreb­be sem­pre tenu­ta bas­sa, con il qui­ver rivol­to ver­so la super­fi­cie del­l’ac­qua e qua­si a sfio­rar­la. Ciò con­sen­te di affon­da­re il filo e sot­trar­lo all’a­zio­ne del ven­to, come del resto la vet­ta. Pescan­do in con­di­zio­ni di acque fer­me o mol­to len­te non vi è mai moti­vo di posi­zio­na­re la can­na diver­sa­men­te se non il fat­to di non poter fare altri­men­ti per via del­le carat­te­ri­sti­che del­lo spot.

Method feeder

Se il setup è cor­ret­to e la len­za in per­fet­to equi­li­brio con la can­na, il pesce si lavo­ra con tran­quil­li­tà e il ter­mi­na­le non ne risen­te anche se mol­to cor­to e poco ela­sti­co. Le rot­tu­re sono in gene­re segno di un equi­li­brio pre­ca­rio se non addi­rit­tu­ra di un evi­den­te sbi­lan­cia­men­to tra can­na e mono­fi­li uti­liz­za­ti. I pastu­ra­to­ri ela­sti­ciz­za­ti (con set­to­re ela­sti­co in feeder/power gum) rap­pre­sen­ta­no una scel­ta ben pre­ci­sa e non andreb­be­ro usa­ti per bilan­cia­re accop­pia­men­ti erra­ti quan­to piut­to­sto per rispon­de­re a neces­si­tà (es. uti­liz­zo di dia­me­tri sot­ti­li iper via di ami di pic­co­le dimen­sio­ni). Il con­si­glio è dun­que di non abu­sar­ne.

Esche e pasture

Qui al momen­to è pos­si­bi­le solo fare un accen­no in quan­to l’ar­go­men­to è trop­po vasto. In pri­mo luo­go dob­bia­mo con­si­de­ra­re che i pesci cat­tu­ra­bi­li a method e pel­let fee­der sono quel­li abi­tua­ti a pasco­la­re e nutrir­si sul fon­do e con spic­ca­ta atti­tu­di­ne a sta­re sul­la pastu­ra. In mare le pre­de clas­si­che sono i cefa­li e la mag­gior par­te degli spa­ri­di (ora­te, sara­ghi, occhia­te e sal­pe). Asso­lu­ta­men­te meno fre­quen­ti, tan­to da risul­ta­re cat­tu­ra spo­ra­di­ca, sono ad esem­pio le spi­go­le (pur uti­liz­zan­do il bigat­ti­no). Ne vie­ne che cono­scen­do i pesci si cono­sco­no di con­se­guen­za anche le pastu­re e le esche miglio­ri.
Par­lan­do di sfa­ri­na­ti o “ground­bait” (da stam­pa­re sul method o com­pri­me­re nel pel­let fee­der) il clas­si­co mix al 50% di cefa­lo bian­ca e fon­do mare è un ever­green del­la pesca a fee­der che assi­cu­ra sem­pre otti­mi risul­ta­ti ed è asso­lu­ta­men­te di faci­le repe­ri­bi­li­tà in qual­sia­si nego­zio.

Method con mix di cefa­lo bian­ca e fon­do mare al 50%. Un velo di cefa­lo bian­ca asciut­ta è sta­to dispo­sto sul fon­do del­lo stam­po per faci­li­tar­ne il distac­co.

Method mare

Tre clas­si­che pre­de da method fee­der in mare: Occhia­te, sara­ghi e cefa­li.

Occhiata method
Sarago Method
Cefali method

Otti­mi sono anche i micro­pel­le­ts, quel­li da 2 mm alla fari­na di pesce, che sono rapi­di da pre­pa­ra­re e si uti­liz­za­no su entram­bi i pastu­ra­to­ri in quan­to, una vol­ta idra­ta­ti, ben si pre­sta­no ad esse­re com­pres­si sia nel pel­let che sul method  fee­der. Nei pel­let fee­der di mag­gio­ri dimen­sio­ni risul­ta­no inol­tre otti­mi i bigat­ti­ni incol­la­ti (con ara­bi­ca o destri­na a secon­da del tipo di incol­lag­gio che vole­te otte­ne­re) e la pesca ten­de a ridur­re l’at­tra­zio­ne nei con­fron­ti dei cefa­li e a spo­star­la mag­gior­men­te ver­so gli spa­ri­di.
Le esche sono tra le più varie ma volen­do rima­ne­re sul sem­pli­ce, for­mag­gio, pane, pasta e pastel­la per tut­ti i pesci (cefa­li e spa­ri­di) e bigat­ti­ni sono le più comu­ni. Ma si può spa­zia­re ampia­men­te; in mare fun­zio­na­no bene tut­ti i tipi di pel­let da inne­sco al pesce e risul­ta­ti ecce­zio­na­li si pos­so­no otte­ne­re con il pet­to di pol­lo cru­do, esca spes­so (a tor­to) non con­si­de­ra­ta ma da anno­ve­ra­re tra le miglio­ri.
Giu­sto per pro­por­re qual­che com­bi­na­zio­ne clas­si­ca da pro­va­re e asso­lu­ta­men­te non spe­ci­fi­ca:

  • Cefa­li: method fee­der con pastu­ra (cefa­lo bian­ca oppu­re mix al 50% cefa­lo bianca+fondo mare); esca mor­bi­da (pane, fioc­chet­to di pet­to di pol­lo cru­do)
  • Spa­ri­di in gene­re: method fee­der con pastu­ra (mix al 50% cefa­lo bianca+fondo mare); esca mor­bi­da (cubet­to di for­mag­gio a pasta semi­du­ra), bigat­ti­no oppu­re pel­let duro da 6–8 mm alla fari­na di pesce.
  • Sara­ghi e ora­te: pel­let fee­der con bigat­ti­no incol­la­to ed esca bigat­ti­no; pel­let fee­der con micro­pel­le­ts (2–3 mm al pesce) ed esca pel­let duro da inne­sco 6–8 mm alla fari­na di pesce.

I pel­let fee­ders sono otti­mi pastu­ra­to­ri  per il bigat­ti­no incol­la­to (destri­na, ara­bi­ca). L’ap­proc­cio è vali­do in tut­ti gli ambien­ti, sia in mare che in acqua dol­ce.

Pellet feeder bigattino

Discor­so simi­le si può fare per le acque sal­ma­stre e dol­ci. Una lista di pos­si­bi­li esche e pastu­re sareb­be inu­ti­le poi­ché il loro nume­ro è mol­to ele­va­to e la rispo­sta estre­ma­men­te varia­bi­le a secon­da degli spot, del­le abi­tu­di­ni dei pesci, del­le con­di­zio­ni del­l’ac­qua e del­la sta­gio­ne. La giu­sta com­bi­na­zio­ne tra esca e pastu­ra è dun­que frut­to di pro­ve ed osser­va­zio­ni sul lun­go perio­do che han­no una valen­za mol­to “loca­le”. In que­sto for­se — ma par­lo per espe­rien­za stret­ta­men­te per­so­na­le — tro­vo più com­ples­so indi­vi­dua­re il per­fet­to con­nu­bio per i pesci d’ac­qua dol­ce (che han­no gusti spes­so par­ti­co­la­ri e varia­bi­li duran­te l’an­no) che per quel­li di mare.

Method mix. In que­sto caso un gene­ro­so pel­let pop-up al krill è sta­to inse­ri­to in una pastu­ra costi­tui­ta da uno stra­to super­fi­cia­le di micro­pel­le­ts al krill ed uno pro­fon­do di ground­bait Bre­me Black.

Mix method
cefalo method
Channel method

Se in mare le pastu­re sono tut­te sala­te (base for­mag­gio, fari­na di pesce, cro­sta­cei, mol­lu­schi, anel­li­di e via dicen­do) in fiu­me rive­sto­no un ruo­lo impor­tan­te anche quel­le dol­ci con il risul­ta­to che le varie com­bi­na­zio­ni si mol­ti­pli­ca­no. Non è raro anche il mix dol­ce-sala­to. A com­pli­ca­re ulte­rior­men­te il discor­so c’è anche tema dei colo­ri o meglio dire del con­tra­sto, con le pastu­re chia­re che in acque tor­bi­de e limac­cio­se pos­so­no esse­re pre­fe­ri­te a quel­le scu­re, più discre­te in acque mol­to lim­pi­de e indi­ca­te per spe­cie par­ti­co­lar­men­te dif­fi­den­ti. Per non par­la­re poi del­le spe­zie, che se in mare rive­sto­no un ruo­lo abba­stan­za mar­gi­na­le, in acqua dol­ce han­no pro­prie­tà sti­mo­lan­ti mol­to più mar­ca­te. Se non ave­te già espe­rien­za cir­ca le pastu­re più indi­ca­te per il vostro spot il con­si­glio è di rima­ne­re sul sem­pli­ce, alme­no all’i­ni­zio, con le dol­ci da pre­fe­ri­re in pri­ma­ve­ra-esta­te e quel­le sala­te in autun­no-inver­no. In tut­ti i nego­zi sono facil­men­te repe­ri­bi­li le due dol­ci, gial­la e ros­sa, più le sala­te clas­si­che al for­mag­gio e alla fari­na di pesce. La gra­nu­lo­me­tria è anch’es­sa impor­tan­te (in gene­re sul method è di tipo medio-fine) ma con la giu­sta idra­ta­zio­ne vi si adat­ta­no un po’ tut­te le pastu­re, sen­za con­ta­re il fat­to che si usa­no anche i micro­pel­le­ts (al krill, alla betai­na o al Robin Red i più uti­liz­za­ti). Per le esche da abbi­na­re si va dal mais, ai pel­le­ts da inne­sco fino ai moder­ni waf­ters per pre­sen­ta­zio­ni par­ti­co­la­ri in cui l’e­sca annul­la il peso del­l’a­mo.
Anche qui, giu­sto qual­che approc­cio clas­si­co per ini­zia­re:

  • Car­pe: method “dol­ce” con pastu­ra gial­la o ros­sa ed esca il chic­co di mais o un waf­ter gial­lo a ren­de­re il peso del­l’in­ne­sco neu­tro o leg­ger­men­te gal­leg­gian­te.
  • Car­pe e altri pesci: method “sala­to” con pastu­ra fish meal (alla fari­na di pesce) ed esca pel­let al pesce (mari­ne hali­but); in alter­na­ti­va pastu­ra (o micro­pel­le­ts) e pel­let al krill.
  • Car­pe ed altri pesci: pel­let fee­der cari­ca­to con pastu­ra in mix (ground­bait a scelta+mais tritato+bigattini mor­ti) ed esca un ciuf­fet­to di bigat­ti­ni mor­ti.

In real­tà nes­su­na del­le tre pro­po­ste è spe­ci­fi­ca, né più effi­ca­ce di altre, ed esi­sto­no cen­ti­na­ia di pos­si­bi­li com­bi­na­zio­ni. Per tro­va­re quel­la giu­sta ser­ve tan­ta pazien­za.
A que­sta bre­vis­si­ma pano­ra­mi­ca (poi più avan­ti entre­re­mo mag­gior­men­te nel det­ta­glio) va aggiun­to il pane, esca e pastu­ra ecce­zio­na­le in qual­sia­si ambien­te, sia mare che acqua dol­ce.

Il pan bau­let­to frul­la­to, cono­sciu­to come “liqui­di­sed bread”, è una pastu­ra che ben si pre­sta alla pesca a method su cor­ta distan­za e fon­da­li poco pro­fon­di. Come esca vi si può abbi­na­re il disco di pane (pun­ched bread) rica­va­to da una fet­ta con gli appo­si­ti pun­zo­ni.

Method bread
Method bread

In pra­ti­ca non esi­ste pesce insi­dia­bi­le a method che non gra­di­sca il boc­co­ne di pane. Le car­pe sono tra que­sti.

Carpa bread fishing

Par­ti­co­la­re atten­zio­ne si deve por­re nel­la pre­pa­ra­zio­ne del­le pastu­re, sia­no esse rap­pre­sen­ta­te da sfa­ri­na­ti (ground­bait), micro­pel­le­ts, o mix di vari ele­men­ti. La loro idra­ta­zio­ne deve esse­re otti­ma­le così da garan­ti­re la tenu­ta sul pastu­ra­to­re ma anche l’a­per­tu­ra una vol­ta sul fon­do. Una pastu­ra poco idra­ta­ta ver­rà per­sa nel lan­cio o si apri­rà con l’im­pat­to in acqua, disper­den­do­si in cala­ta. Una pastu­ra trop­po idra­ta­ta e col­lo­sa rischie­rà di non aprir­si nean­che dopo una lun­ga per­ma­nen­za sul fon­do. Spes­so non è tan­to il tipo di pastu­ra che deter­mi­na la riu­sci­ta del­la ses­sio­ne di pesca ma come la pastu­ra lavo­ra.

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Method e pel­let fee­der si cari­ca­no diver­sa­men­te ma in entram­bi i casi l’e­sca vie­ne col­lo­ca­ta in super­fi­cie e in stret­to con­tat­to con la pastu­ra. La fina­li­tà è quel­la di libe­ra­re l’e­sca in acqua non appe­na la pastu­ra si idra­ta e “crol­la”. Ovvia­men­te poi ci sono moda­li­tà diver­se, con pesca­to­ri che lascia­no l’e­sca ben visi­bi­le in super­fi­cie sin da subi­to ed altri che vi sovrap­pon­go­no uno stra­to di pastu­ra pro­tet­ti­vo. Dipen­de dal­la distan­za di lan­cio, dal­la pro­fon­di­tà che si deve affron­ta­re e son valu­ta­zio­ni che si fan­no caso per caso. Addi­rit­tu­ra c’è chi lascia il ter­mi­na­le libe­ro, spe­cie quan­do l’e­sca è volu­mi­no­sa e potreb­be crea­re pro­ble­mi di com­pat­tez­za del­la pastu­ra.

1. Clas­si­co cari­ca­men­to del method uti­liz­zan­do lo stam­po. L’e­sca soli­ta­men­te si posi­zio­na in super­fi­cie, dopo­di­ché si cari­ca la pastu­ra ed infi­ne si com­pri­me il tut­to tra fee­der e stam­po.

Method
Method
method
Method
Method

Se neces­sa­rio è pos­si­bi­le appli­ca­re un ulte­rio­re stra­to di pastu­ra super­fi­cia­le ed ope­ra­re una dop­pia com­pres­sio­ne. Ser­ve a pro­teg­ge­re esca e pastu­ra sot­to­stan­te nel­la pesca a distan­za (aumen­to del­la resi­sten­za a lan­cio e impat­to nel­l’ac­qua).

Method
Method

2. Cari­ca­men­to del pel­let fee­der. L’e­sca si posi­zio­na sul­la super­fi­cie del­la pastu­ra dopo­di­ché vie­ne rico­per­ta con un altro sot­ti­le stra­to di pastu­ra. Il cari­ca­men­to può avve­ni­re con una sola mano.

Pellet
Pellet
Pellet

Boosters

Que­sta pano­ra­mi­ca sul­la pesca a method e pel­let fee­der non pote­va con­clu­der­si sen­za un accen­no agli addi­ti­vi che volu­ta­men­te tenia­mo sepa­ra­ti dal resto in quan­to step suc­ces­si­vo. Si trat­ta di pre­pa­ra­ti che in varia for­ma ven­go­no aggiun­ti ad esche e pastu­re per aumen­tar­ne l’at­trat­ti­va. In com­mer­cio ve ne sono di diver­se tipo­lo­gie ed alcu­ni pos­so esse­re anche rea­liz­za­ti a casa. Non sono sem­pre neces­sa­ri, né di per sé garan­ti­sco­no con cer­tez­za che esca e pastu­ra risul­ti­no ai pesci più gra­di­te, anche con­si­de­ran­do che di soli­to par­lia­mo di pro­dot­ti di base (sfa­ri­na­ti, pel­le­ts) di ele­va­ta qua­li­tà e ben col­lau­da­ti. Tut­ta­via rap­pre­sen­ta­no una mar­cia in più e qual­co­sa da pro­va­re quan­do le con­di­zio­ni si fan­no più dif­fi­ci­li. Come per le pastu­re, esi­sten­do­ne un’in­fi­ni­tà, l’ap­proc­cio è simi­le: pro­va­re, con pazien­za, e valu­ta­re i risul­ta­ti sul lun­go perio­do.

Alcu­ni boo­sters ven­go­no appli­ca­ti diret­ta­men­te sul method.

Method boosters
Method boosters
Method boosters
Method boosters

Giu­sto tre esem­pi, ben­ché insuf­fi­cien­ti, per chia­ri­re il pos­si­bi­le uti­liz­zo:

  • Addi­ti­vo liqui­do all’a­glio (gar­lic) o all’a­glio e for­mag­gio (chee­sy gar­lic): vali­do in tut­ti gli ambien­ti, sia in mare che in acqua dol­ce. Può esse­re aggiun­to in pastu­ra (ground­bait) o come inte­gra­to­re nel­la bagna­tu­ra del pel­let (che lo assor­be).
  • Addi­ti­vo gel (vari gusti e colo­ri): vie­ne di soli­to appli­ca­to sul­la super­fi­cie del method. Ne esi­sto­no sia di vali­di in mare che spe­ci­fi­ci per acqua dol­ce (es. ai frut­ti).
  • Addi­ti­vi “fai da te”: pos­so­no esse­re di qual­sia­si tipo e di pre­pa­ra­zio­ne mol­to sem­pli­ce oppu­re estre­ma­men­te com­ples­sa. Si va da sem­pli­ci spe­zie (es. cur­cu­ma, chi­li, ecc.) disciol­te in acqua per otte­ne­re liqui­di fino a pre­pa­ra­ti den­si e col­lo­si (simi­li ai gel com­mer­cia­li).

Capi­re­te che una trat­ta­zio­ne com­ple­ta avreb­be il risul­ta­to di gene­ra­re solo una gran con­fu­sio­ne. Per il momen­to basta sape­re di che si trat­ta; vedre­mo più avan­ti caso per caso alcu­ni pro­dot­ti di uso più comu­ne.

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