L’uso dei galleggianti piombati nella pesca a bolognese è per lo più legato al mare e alla necessità di pescare a distanze maggiori pur mantenendo le lenze molto leggere. In genere il più delle volte in cui è richiesto un tale approccio (leggerezza e distanza) io opto per la tecnica inglese tuttavia vi sono spot in cui non si può fare a meno della bolognese; sono un esempio alcune scogliere naturali piuttosto sollevate dalla superficie dell’acqua ma anche spiagge quando c’è un po’ di mare lungo. In questi casi (e altri ) una canna più lunga della classica match rod (canna inglese) presenta notevoli vantaggi. Vedremo dunque come modificare i classici galleggianti da bolognese e come impostare le lenze in loro funzione.
Il galeggiante da bolognese piombato
Si tratta di un classico galleggiante “top and bottom” che assume la dicitura X+Y dove X indica la piombatura passiva e Y quella attiva. Dunque, analogamente ad un waggler piombato (galleggiante inglese), un galleggiante da bolognese di tipo 2+1 avrà una portata globale di 3 grammi e, di questi, 2 grammi saranno la piombatura passiva (alla base del galleggiante) mentre 1 grammo sarà a disposizione per la realizzazione della lenza (contribuendo alla sua dinamica oltre che alla taratura finale).
Di fatto ci troveremo così a lanciare un 3 grammi, potendo raggiungere con minor sforzo distanze maggiori pur pescando con un solo grammo in lenza. Ma non è solo questione di distanza: con una lenza molto leggera un galleggiante piombato entra prima in pesca di uno non piombato inoltre se la piombatura passiva alla base sarà intercambiabile/modificabile potremo avere un margine di regolazione molto ampio. In altre parole saremo in grado di renderlo più o meno sensibile senza dover intervenire sulla lenza. Per questo motivo, benché in commercio vi siano dei piombati eccellenti in termini di stabilità e lanciabilità, io preferisco autocostruirli, cosa peraltro estremamente semplice.
L’occorrente per realizzare un galleggiante da bolognese piombato con filo di piombo.
Prima di entrare nel dettaglio della realizzazione di un galleggiante piombato soffermiamoci sull’occorrente:
- Galleggiante da bolognese di una certa portata
- Filo piombato
- Bilancia di precisione
- Termorestringenti
- Calibro (opzionale)
- Dosa piombo
Il galleggiante deve avere una portata globale almeno due volte superiore rispetto al peso della piombatura attiva: se ad es. pensiamo di pescare con una lenza da un grammo andremo a realizzare quantomeno un 2+1 (portata globale 3 grammi). Il calibro e la bilancia di precisione servono a misurare grossomodo il peso del filo di piombo per unità di misura, il che ci consente di tagliare solo il pezzetto di filo che occorre: se ad es. misuriamo che 1 cm del nostro filo pesa 0.2 grammi ne taglieremo 10 cm per ottenere una piombatura passiva di 2 grammi. Infine il dosa piombio (qui come realizzarlo) ci consente di misurare la nuova portata (effettiva) del galleggiante piombato, così da verificare a quanto ammonta la reale piombatura attiva (necessaria per completare la taratura del galleggiante e conferire la particolare dinamica alla lenza).
Come costruire un galeggiante piombato
Abbiamo due possibilità, entrambe molto semplici. La prima è quella che vede l’utilizzo del filo piombato e la realizzazione di una spiralina: una volta misurata la quantità di filo di piombo che occorre come piombatura passiva ne taglieremo un pezzetto e procederemo ad avvolgerlo intorno alla base del galleggiante e ad una piccola porzione di deriva. Si forma così un cono che si può facilmente sfilare dal galleggiante in caso si desideri rimuoverlo o sostituirlo con uno dal peso differente.
Piombatura passiva a cono da utilizzare nei galleggianti a pera rovesciata.
La spiralina di piombo può essere anche essere applicata solo in deriva, specialmente nei galleggianti a goccia il cui corpo non va a stringersi verso il basso.
Piombatura passiva a spirale uniforme utilizzabile su qualsiasi galleggiante.
Volendo potete applicare sulla spirale o parte di essa una guaina termorestringente così da ridurre/eliminare eventuali appigli. Non è strettamente necessario ma la guaina vi consente di ottenere un risultato più pulito e stabilizza la spiralina.
Guaina termorestringente sulle spiraline.
Questo è il metodo che preferisco perché si adatta perfettamente ad ogni tipologia di galleggiante, indipendentemente dal diametro della deriva (che in quelli da mare è di solito abbastanza generoso).
Un metodo alternativo, valido però per quei galleggianti con deriva più sottile (es. in acciaio), prevede che si applichi subito sotto il corpo una piccola torpilla.
Piombatura passiva a torpilla.
Il risultato è più o meno analogo e in entrambi i casi è possibile sostituire la piombatura passiva o sfilando la spiralina o sfilando la torpilla dalla deriva, che è l’aspetto essenziale poiché cambiando la piombatura passiva si può intervenire sia sulla sensibilità del galleggiante (magari rendendolo meno sensibile in caso di mare leggermente mosso) sia sulla piombatura attiva (spostando peso tra attiva e passiva).
I due tipi di galleggiante piombato.
Montature
Chiaramente il galleggiante piombato viene montato fisso. Il perché è abbastanza logico dato che nasce per essere utilizzato nella pesca a distanza con lenze leggere e una lenza leggera non è una lenza adatta allo scorrevole. Una lenza leggera è poi una lenza che deve lavorare bene sia in calata che sul fondo una volta raggiunto lo stato stazionario.
Qui dovremmo dunque escludere tutte quelle lenze con piombatura raccolta e finalizzate a “bucare” velocemente i primi strati della colonna d’acqua. Infatti se si prevede di dover raggiungere rapidamente il fondo e far lavorare l’esca stabile su questo non vi è particolare motivo di stare molto leggeri: potremmo usare tutto il peso raggruppato in basso (es. una lenza bulk and droppers o una spallinata molto compatta) non avendo necessità di un galleggiante piombato. Infine, volendo essere particolarmente pignoli, nella pesca con lenze leggere in calata l’esca è tipicamente il bigattino e il tempo di affondamento delle larve sfuse, piuttosto lento, non rende l’approccio ideale per profondità importanti in quanto il consumo e la dispersione sono proporzionali alla profondità. Ne viene che la pesca con il galleggiante piombato si effettua preferibilmente su fondali medio-bassi.
Schema generale della montatura.
Benché le spallinate a scalare siano particolarmente diffuse in mare io ho una spiccata preferenza per le distribuzioni equidistanti (a bottoni di camicia) e questo per tutta una serie di motivi che credo di aver già spiegato e che sostanzialmente possono essere riassunti in calata regolare (a velocità costante lungo tutta la lenza) e versatilità. La lenza che propongo qui è dunque di questo tipo e il numero di pallini varia a seconda della piombatura attiva che si è deciso di lasciare come margine: se abbiamo optato per un margine di mezzo grammo (lenza leggerissima) si usano 7 pallini del n.8, se il margine è maggiore si aumenta il numero di pallini ed eventualmente si può prevedere giusto qualche pallino più grande in alto (es. del n.3 o del n.4) per raggiungere più velocemente la quota di taratura. I pallini più piccoli del n.8 non li consiglio in quanto dovremmo applicarne molti di più e posizionarli più ravvicinati, una complicazione per la lenza sia per il maggior stress da schiacciamento che in ottica di modifiche della distribuzione.
Utilizzare sempre pallini morbidi e con un taglio molto preciso; è fondamentale per una corretta costruzione della lenza e per le eventuali modifiche (redistribuzioni) che potremmo dover apportare durante l’azione di pesca.
La lenza a bottoni di camicia in mare si presta molto bene alla presentazione dell’esca sia in calata come sul fondo offrendo ad ogni livello un ottimo grado di naturalezza. Un comportamento, questo, che la rende particolarmente versatile potendo intercettare sia pesci che abitualmente mangiano nella metà superiore della colonna d’acqua (es. spigole e occhiate) sia pesci più spiccatamente grufolatori (es. saraghi e orate).
Si può però “esasperare” l’uno o l’altro comportamento semplicemente spostando i pallini e passando ad una distribuzione a scalare in distanza (calata ancor più lenta) oppure ad una bulk and droppers (calata più rapida e maggior stabilità sul fondo). Insisto molto su questo aspetto poiché la distribuzione a bottoni di camicia è l’unica che può permetterci un così ampio range di adattamenti.
Redistribuzione dei pallini secondo uno schema a scalare in distanza.
Queste semplici variazioni incidono abbastanza sulla presentazione dell’esca e in particolare la bulk and droppers poiché in questa configurazione di solito si opta per un appoggio anche marcato del finale sul fondo (over-depth) il che la rende molto diversa dalle precedenti (tra le quali la differenza nella dinamica è percentualmente minore) e specifica per i grufolatori.
Redistribuzione dei pallini secondo uno schema bulk and droppers.
Va poi ricordato che le modifiche della lenza non consistono solo nella semplice redistribuzione ma anche nella variazione in peso. Per questo motivo si devono prevedere piombature sostituibili del galleggiante con coni di piombo o torpille di peso diverso. Una variazione di mezzo grammo (es. coni o torpille da 2, 2.5, 3 gr) consente una più fine gestione sia della sensibilità del galleggiante che della dinamica della lenza.
Due coni di piombo di diverso peso (2 gr e 2.5 gr).
Coni e torpille vengono tenuti fermi in posizione dai tubicini in silicone in deriva. Per sostituirli basta dunque liberare la deriva, cambiare peso e poi riapplicare i tubicini. Se si diminuisce la piombatura passiva (peso del cono o della torpilla) senza controbilanciare nella piombatura attiva il galleggiante risulta sottotarato e questo ne riduce la sensibilità (utile in caso di mare leggermente mosso per evitare falsi affondamenti). Se invece si controbilancia la variazione agendo sulla piombatura attiva si va a modificare la dinamica della lenza (più o meno pesante).
Diametri
Considerando le lenze ed il tipo di approccio il terminale in mare può andare dallo 0.10 allo 0.14. Si utilizzano i diametri più sottili nelle lenze che lavorano in calata e sospese dal fondo (dead-depth) quando ci si trova in condizioni di acqua chiara e non vi è rischio di abrasione (fondali molto puliti come ad es. in spiaggia). In questi casi si ha tutto il tempo di poter gestire anche pesci di taglia discreta senza particolari problemi. Quando invece si pesca in appoggio (over-depth) e su fondali con un certo rischio di abrasione conviene salire un po’ di diametro (ed eventualmente passare al fluorocarbon).
La lenza madre in genere è dello 0.16 poiché risulta meno incline a ingarbugliarsi durante il lancio pur rimanendo in equilibrio elastico con il range dei terminali sopra citato. Una lenza madre più sottile (es. 0.14) è meno indicata e non comporta vantaggi: riduce la versatilità, complica il lancio a distanza ed è al limite con l’equilibro elastico se il terminale sale allo stesso diametro.
Voglio ricordare che le lenze madri sottili si usano quando si rende necessario lanciare galleggianti leggeri ma non è questo il caso poiché abbiamo in lenza un galleggiante piombato.
Generalità sull’azione di pesca
In un prossimo articolo vedremo l’azione di pesca in dettaglio. Qui basti ricordare che la distanza di lancio è comunque limitata alla massima distanza raggiungibile con la pasturazione a fionda dei bigattini. L’innesco delle larve deve esser particolarmente curato. Fate riferimento all’articolo dedicato e preferite l’innesco singolo laterale in caso di pesca in calata a pesci particolarmente sospettosi come la spigola mentre un innesco singolo per la coda è più indicato per la pesca in appoggio. Sempre in appoggio si possono presentare inneschi doppi, specie in caso si intendano insidiare grufolatori meno sospettosi come i saraghi e qui si va a preferenza. Provate comunque a cambiare tipologia se vedete che un certo innesco non rende poiché a volte può capitare (che sia il caso o meno) che un certo tipo di presentazione delle larve sull’amo risulti in quel giorno migliore di un’altra.
Il segreto, se avete fatto tutto bene relativamente al setup della lenza, è infine nella pasturazione. Considerazione molto generale, se vogliamo anche banale, ma sempre da fare quale che sia il tipo di approccio, dalla pesca al colpo al feeder. Se pasturiamo male pescheremo anche male. Qui il consiglio è il solito: piccole quantità di bigattini a frequenza relativamente alta e costante. Lo scopo, specie nella pesca in calata, è quello di mantenere una colonna di larve in discesa verso il fondo. Vedremo poi come sia utile lanciare nell’intervallo tra due fiondate in modo che l’esca si collochi in discesa nella via di mezzo tra i bigattini che stanno già affondando e quelli che stanno per affondare. In questo modo per il pesce distinguere tra le larve libere e quelle appuntate risulta molto difficile.
Una volta che la lenza ha raggiunto lo stato stazionario (con l’esca a sfiorare il fondo o appoggiata su questo) la permanenza non dovrebbe essere troppo elevata. Di solito un tempo tra i 5 e i 10 minuti è l’intervallo ideale prima di rilanciare.
Ottimo articolo davvero, molto completo e chiaro, non fa altro che confermarmi che alla fine pescando con costanza poi si giunge agli stessi risultati, in sostanza anche io da molti anni
faccio esattamente ciò che è illustrato in questo articolo,e poichè tutta la montatura è il risultato finale di tante prove effettuate su pesci diffidenti o meno e in condizioni diverse (corrente e vento), aggiungerei che relativamente al fatto del posizionamento del galleggiante io purtroppo ho riscontrato che messo nella maniera classica sulla lenza qualche volta, su fondali che non siano bassi, pecca in fase di ferrata perchè l’attrito generato sull’acqua dello stesso scarica una parte della forza che si imprime ferrando alla mangiata, per cui sempre se la corrente non è sostenuta (motivo per cui invece rende meglio il posizionamento classico perchè possiamo trattenere senza che affondi) io ho ovviato montandolo come un galleggiante inglese, ovvero per un solo punto sempre fisso però sulla lenza bloccato tra due semini o pallini e la cosa va molto meglio anche come sensibilità sui pesci più astuti tipo cefali.
La lenza è perfetta così frazionata regolare nel caso mio con pallini del 7–6 e 10 cm di distanza gli uni dagli altri…e ci aggiungerei pure in caso di corrente sul fondo un pallino microscopico in piombo tenerissimo appena appuntato per non ledere il terminale a metà di esso.
Saluti e sempre al top.
Stefano
Ciao Stefano, quello che dici è giusto ed uno dei motivi per i quali i galleggianti “bottom only” (stile waggler per intenderci) hanno una marcia in più in acqua ferma. Questo potrebbe essere anche un approccio ibrido (canna bolognese+galleggiante inglese) ma non ne ho fatto cenno poiché il waggler ha qualche problema in caso di mare un po’ mosso e ho preferito rimanere sui più classici bolo.
Rendere “waggler” il galleggiante da bolognese (come suggerisci) è una soluzione molto intelligente e presenta i pregi che hai descritto e relativi all’attrito sulla ferrata. A quel punto però il peso andrebbe posizionato anche ai lati dell’attacco e dunque io preferisco fissare il galleggiante tra pallini di piombo piuttosto che tra stopper in gomma (nella classica configurazione più peso sotto e giusto un pallino sopra). Cambia così anche la gestione del peso dato che a questo punto si “lavora” come si trattasse di un galleggiante inglese e si può intervenire sul piombo passivo ai lati dello snodo piuttosto che alla base del galleggiante.
Devo ringraziarti per questo commento poiché ha dato modo di aggiungere delle considerazioni davvero interessanti e molto utili all’articolo.
A presto!
Franco
Bellissimo articolo e completo in tutti i punti come sempre!!! Che tipo di diametro del filo di piombo è meglio utilizzare? Ho visto che in commercio ci sono del diametro 1.0 , 1.2 , 1.5 e 2.0 millimetri…
Grazie..
Ciao Simone, dipende da quanto peso devi aggiungere e da come è fatto il galleggiante. Nel galleggiante giallo in figura (portata 3 grammi) il filo è da 1.0 ed i coni sono da 2 e da 2.5 grammi. Ne risulta quindi un 2+1 oppure un 2.5+0.5 a seconda del cono montato.