In un articolo precedente abbiamo accennato ai coltelli da outdoor, indispensabili per coloro che svolgono attività all’aperto, compresa la pesca sportiva. Vediamo qui uno degli aspetti più rilevanti, quello dell’affilatura. Si tratta di un argomento specifico e decisamente complesso che in questa sede tratteremo tuttavia in modo molto semplice mirando al raggiungimento del risultato in pochi passaggi.
In primo luogo alcuni principi generali: l’affilatura di un coltello viene solitamente effettuata con le pietre. Ne esistono di svariati tipi che, tralasciando il discorso del costo e della qualità, si distinguono per grana. Maggiore è la grana (minore il numero) più materiale viene rimosso ma il tagliente rimane grezzo. Le grane più fini (numero più alto) affinano l’affilatura e lucidano il tagliente. L’acciaino non si utilizza per affilare ma per perfezionare l’affilatura (eliminazione delle bave) o ripristinare il filo di un coltello già affilato. Se il tagliente è rovinato occorre sempre usare le pietre.
Inutile dire che più pietre abbiamo più saranno possibili passaggi successivi e quindi migliore sarà l’affilatura. Il minimo indispensabile è rappresentato da una gran spessa (es. una 400) ed una più fine (es. una 1000). Esistono in commercio delle pietre economiche a due facce che per un’affilatura non professionale vanno benissimo e consentono di ottenere una buona resa con una spesa minima. Se poi volete affinare ulteriormente potete aggiungere una 3000 o una 4000.
Prima di usarle, queste pietre vanno immerse in acqua per almeno 10 minuti. Durante il processo di affilatura occorre ricordarsi di bagnare la superficie in modo che le pietre rimangano sempre umide (potete utilizzare un pennello o anche versare sopra una piccola quantità di acqua con la mano).
L’affilatura inizia sulla pietra 400 inclinando generalmente il tagliente di 20–25 gradi. Minore è l’inclinazione più il coltello risulterà affilato ma al contempo il tagliente sarà anche più fragile poiché più sottile. Dipende dal tipo di coltello e dall’uso che ne dobbiamo fare: se si tratta di uno sfilettatore ci orientiamo addirittura sui 15 gradi ma nel caso di un coltello da outdoor non scendiamo oltre i 20 se destinato al taglio e preferiamo salire a 25 per per lavori un po’ più più gravosi. In ogni caso l’importante è mantenere sempre la stessa inclinazione per tutto il movimento ed i passaggi successivi.
Il movimento può essere eseguito in due modi: in una sola direzione (solo in avanti, dal dorso della lama verso il tagliente) o in entrambe le direzioni (avanti e indietro). Il secondo tipo è indicato per chi è più pratico ed ha già acquisito una notevole manualità ma consente un controllo migliore del bordo.
Nei comuni coltelli a doppio smusso (tagliente assottigliato da entrambi i lati in modo simmetrico) ovviamente l’operazione va eseguita su entrambe le facce della lama, indicativamente per un numero pari di volte (es. dieci movimenti su una faccia e dieci sull’altra e così via).
Relativamente alla pressione da esercitare durante il movimento (quanto premere il tagliente contro la pietra) non deve essere eccessiva in quanto si corre il rischio di intaccare la pietra e rovinare la lama. L’importante è che la pressione sia uniforme su tutta la lama quindi posizioniamo le dita in modo da garantirlo.
Dopo un certo numero di movimenti è opportuno lavare il coltello e controllare il tagliente. Se avremo fatto tutto correttamente i bordi saranno regolari e della stessa altezza per tutta la lunghezza del tagliente. Se notiamo che non è così proseguiamo ad affilare concentrandoci sui punti più critici finché i bordi non saranno uniformi e passando il polpastrello del dito sul tagliente non iniziamo ad avvertire l’affilatura. A questo punto il coltello deve essere già in grado di tagliare abbastanza bene e possiamo pensare di passare ad una pietra a grana più fine.
Con la pietra a grana più fine il principio è identico. Faremo cioè gli stessi movimenti, con lo stesso angolo, più volte in numero pari su entrambe le facce. L’unica accortezza è solo relativa alla pressione, da esercitare in misura minore man mano che la grana della pietra diventa sempre più fine. Una 1000, dopo la 400 è l’ideale. Se siamo particolarmente attenti ai dettagli possiamo comunque concederci del tempo con alcune passate sulla 4000, per una lucidatura ottimale.
Quando siamo soddisfatti effettuiamo qualche passaggio sull’acciaino metallico. La funzione di un acciaino metallico è quello di rinnovare il filo ed eliminare le microbave. Le bave sono deformazioni indesiderate dovute allo spostamento del materiale. Di solito affilando a pietra, con il passaggio progressivo sulle varie pietre a grana sempre più fine, non se ne formano tuttavia io preferisco sempre un leggero passaggio sull’acciaino, che si effettua con la stessa modalità, su entrambe le facce e mantenendo sempre lo stesso angolo del tagliente usato durante l’affilatura. Qui la pressione è veramente molto leggera poiché si tratta non di affilare ma di perfezionare.
Esistono tanti metodi per testare l’affilatura ma quello della carta è il più semplice e pratico. Durante e alla fine del processo, se il coltello è in grado di tagliare facilmente la carta partendo dal tacco fino alla punta della lama, il taglio è fluido ed i bordi del taglio sono assolutamente regolari (senza intaccature o strappi), vuol dire che l’affilatura è perfetta. Ulteriori passaggi su ceramica o addirittura sulla coramella (striscia di cuoio) a mio avviso sono da destinarsi a coltelli particolari. Benché la ricerca della perfezione non sia mai da criticare, occorre tuttavia considerare il tipo di coltello che stiamo affilando, le sue caratteristiche e l’uso che dobbiamo farne.
Nei comuni coltelli da outdoor, usati di frequente, quanto descritto sopra è più che sufficiente e dopo una corretta affilatura, per rinnovare il filo dopo l’uso, spesso bastano alcuni passaggi sulla sola pietra a grana 1000 (la più utilizzata quando il tagliente è integro) e/o sull’acciaino metallico.
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