Il formaggio è un’ingrediente base di moltissime pasture sia da mare che d’acqua dolce; per citarne alcune basti pensare alle note cefalo bianca, fondo mare, cavedano rossa e fondo fiume. In ciascuna la percentuale può variare ma l’aroma risulta inconfondibile. Il formaggio come esca è poi ingrediente della classica pastella, con la quale credo tutti abbiamo iniziato a pescare ed è entrato a pieno titolo nella storia della pesca a fondo, sia da riva che dalla barca, innescato direttamente sull’amo. In questa forma, come esca, si sono quasi sempre usati i formaggi a pasta semidura.
Si tratta di formaggi pressati, dalla consistenza appunto “semidura”. Sono delicati, con un gusto dolce, quasi burroso e vellutato e la pasta è gommosa, il che li rende particolarmente ideali per l’innesco. Tra i principali troviamo fontina, fontal, emmetal, edam, ecc.
Ovviamente non sono tutti uguali ed in genere per la pesca si sono sempre utilizzati quelli più economici e gommosi o gli avanzi di quelli più pregiati.
L’innesco migliore è quello diretto
Benché in acqua dolce il formaggio a pasta semidura si possa innescare su hair rig (con baionetta, quick stop o stop boilies) in mare l’innesco migliore rimane quello diretto sull’amo. Classicamente dal formaggio si ricavano tocchetti (tagliati preferibilmente a coltello piuttosto che con forbici) di dimensioni idonee a quella dell’amo, che può essere particolarmente generoso (es. nella pesca con il palamito) fino a misure ridotte nella pesca al colpo.
Potremmo anche già chiuderla qui se non fosse che per me la cura dell’innesco è una vera e propria mania e che, soprattutto per le discipline che pratico, preferisco avere bocconi tutti uguali e ugualmente (leggasi rapidamente) responsivi.
Una cosa è calare un palamito e tornare a controllarlo il giorno dopo, oppure lanciare un mega boccone e attendere una partenza che avverrà chissà quando (il formaggio di per sé è un’esca piuttosto lenta), diverso è pescare al colpo o a feeder, dove interviene una pasturazione a richiamare i pesci e la pesca è caratterizzata da un inevitabile e frenetico dinamismo.
Innesco di un “pellet” di formaggio a pasta semidura ottenuto tramite punzone calibrato.
La scelta dell’amo
Iniziamo col dire che la misura dell’amo è relativa, cioè non è un’indicazione assoluta poiché dipende da marca e modello. Vi sono degli ami numero 14 che sono molto piccoli ed ami della stessa misura che invece sono decisamente grandi. Le misure assolute sono invece il diametro del boccone e la sua altezza poiché dipendono dallo spessore della fetta (determina quanto il boccone sarà alto) e dal diametro del punzone che sceglieremo.
Dunque si sceglie prima il boccone (a seconda dell’approccio scelto es. pesca al colpo, pesca a feeder) e successivamente si sceglie la misura dell’amo, che sarà comunque a curvatura ampia e gambo medio-corto.
L’ampiezza della curvatura dell’amo deve essere pari o leggermente inferiore al diametro del punzone.
Una volta che abbiamo deciso il tipo di boccone che intendiamo presentare è sufficiente prendere il punzone e selezionare l’amo la cui curvatura ha un’ampiezza pari o solo leggermente inferiore al diametro del punzone. Tale diametro, come dicevamo, varia in base al tipo di approccio.
Nella pesca al colpo di solito ci si orienta intorno ai 6mm benché alla ricerca dei saraghi nella schiuma si preferiscano lenze robuste e bocconi anche di 8–10mm. Nella pesca a feeder di solito la misura ideale è intorno agli 8mm.
Tre punzoni di diverso diametro e ami di misura corrispondente. Dall’alto in basso il diametro è 6mm, 8mm e 10mm.
Considerato quanto appena detto capirete il motivo per il quale sia particolarmente incline ad utilizzare dei punzoni di diametro calibrato e preferisca averne diversi a disposizione. Benché molte aziende propongano punzoni studiati per gli inneschi la mia scelta è invece orientata su quelli classici da lavoro (che peraltro utilizzo anche in altri ambiti). Quelli che uso li trovate nella nostra pagina dedicata ai prodotti acquistati e recensiti oppure direttamente a questo indirizzo.
Produzione ed innesco dei “pellet” di formaggio
Per ottenere dei bocconi “giusti” il diametro si abbina all’ampiezza della curvatura dell’amo mentre l’altezza del boccone con la lunghezza del gambo. Il fine è quello di ottenere un’esca che calzi con precisione facendo uscire solo la punta dell’amo, coprendo il gambo e che durante la fase di innesco possa ruotare sulla curvatura senza rompersi.
Piccoli “pellet” di formaggio da 6mm sono stati prodotti a partire da una fetta di scamorza .
Gli inneschi che otteniamo sono dunque tutti uguali (con minime variazioni) il che ci garantisce una presentazione a caratteristiche costanti. Non è un aspetto da sottovalutare poiché quando un innesco risulta particolarmente performante, poterlo riproporre allo stesso modo è un’ottima garanzia di successo.
In questo innesco la punta dell’amo esce in maniera evidente e ciò comporta un’allamatura molto rapida e netta. Per nascondere maggiormente l’amo (ma è sempre importante che la punta fuoriesca) si può salire con il diametro del boccone scegliendo un punzone di 1mm più ampio.
Consigli
Nella pesca al colpo (bolognese, inglese), nella pesca a feeder e in quella a method il formaggio ovviamente si abbina al meglio con pasturazioni a base formaggio (cefalo bianca, cavedano rossa e via dicendo). La pasturazione richiama i pesci nell’area dove trovano poi un’esca con aroma simile; esca che di per sé ha proprietà organolettiche interessanti ma è caratterizzata da un rilascio molto limitato e quindi difficilmente in grado di attirare a distanza se isolata. Diverso è il caso quando il formaggio viene presentato in condizioni caratterizzate da pasturazione naturale che, sia in spiaggia che in scogliera, sono associate a mare mosso; in questi casi i pesci sono già in movimento e alla ricerca di cibo così che si può evitare di pasturare.
In tutti gli altri casi rinunciare alla pasturazione comporta scarsità di catture, che saranno per lo più occasionali.