Un paio d’ore di tempo, un grande fiume di pianura ed una buona organizzazione sono la ricetta ideale in attesa delle ferie o anche al ritorno, giusto per riprendere gradualmente il ritmo. Il feeder e lo street fishing in estate sanno regalare sempre buoni momenti, specialmente al cambio di luce del mattino, con pescatori (pochi) e pesci a godere delle ore più fresche della giornata e del piacevole silenzio che caratterizza l’alba di una città ancora sonnachiosa e in generale meno affollata.
Arno Pisano visto dal Ponte di Mezzo.
Esche e pasture: una scelta “particolare”
In questa stagione i pesci sono in genere particolarmente attivi e non servono, almeno a mio modo di vedere, ingegnose e complicate soluzioni; in altre parole possiamo mettere da parte i grattacapi e trascurare le tante attenzioni che abbiamo nel periodo invernale. L’acqua è calda, gli aromi ed i segnali che si liberano dal feeder riescono a diffondersi molto bene, le varie specie in ambiente naturale si nutrono volentieri e tutto è abbastanza semplice. Per questa ragione io tendo un po’ a “svuotare il magazzino”, cioè a consumare esche e pasture in eccesso e avanzate dai mesi precedenti.
Il menù del giorno: micropellets al krill e bigattini morti tenuti immersi in acqua e attrattore liquido (sempre al krill).
In questa sessione ho quindi scongelato gli ultimi bigattini rimasti e finito dei micropellets già aperti. Per la durata della pescata i bigattini sono mantenuti in acqua alla quale si può aggiungere una piccola quota di attrattore liquido (possibilmente allo stesso aroma della pastura). Non si tratta solo di aromatizzarli: l’additivo liquido neutralizza eventuali odori sgradevoli, aiuta a mantenerli e li uniforma alla pastura utilizzata.
Innesco a ciuffetto dei bigattini su amo con ardiglione schiacciato.
Se non dovete affrontare correnti o profondità particolari, i feeder a gabbia sono l’ideale poiché rilasciano rapidamente la pastura e ben si prestano ad un’azione di pesca molto dinamica. Se occorre potete comunque regolare il rilascio a mano comprimendo maggiormente la pastura.
Il feeder caricato con due tappi generosi di micropellets e nel mezzo i bigattini morti.
La scelta, lo ripeto, è esclusivamente frutto della necessità di eliminare il superfluo (gli avanzi) prima di rifare l’armadio di esche e pasture fresche per la nuova stagione. Fate attenzione, (rullo di tamburi) quando pescate a feeder in questa stagione, da soli e in un ambiente naturale poco pressato, una pastura vale l’altra. Dolce o salata che sia, costosissima o economica poco importa se non avete un target specifico e volete soltanto rilassarvi e divertirvi: dall’abbinamento classico “pastura gialla e chicco di mais” al “solo pane” fino a combinazioni più particolari come quella appena proposta (bigattini morti e micropellets). Basta assicurarsi che la pastura lavori bene e cioè che possa liberarsi e diffondersi adeguatamente. I pesci risponderanno.
Discorso diverso invece in ambienti pressati o se avete altri pescatori a fianco, casi in cui il pesce può operare una scelta e a quel punto entrerà sulla pastura con cui ha più confidenza o che gli piace di più.
Pesce gatto americano (Ictalurus punctatus). Onnivoro ma tende a farsi attrarre maggiormente da pasture salate, alla farina di pesce e molto ricche in nutrimento come pellets e bigattini.
Uno sguardo generale al setup
In breve: canna da feeder medio-leggero e mulinello imbobinato con trecciato + leader in nylon.
In dettaglio: utilizziamo il trecciato (misura 0.10) per una questione di rapidità nella risposta e vi associamo un leader in nylon la cui funzione è nota: conferire una quota di elasticità, rendere più “morbido” e sicuro il lancio e proteggere dall’abrasione sul fondale. Non serve esagerare con il diametro e possiamo utilizzare lo stesso che avremmo scelto come lenza madre se non avessimo caricato anche il trecciato in bobina.
Trecciato dello 0.10 con leader in nylon dello 0.22.
La tipologia di nylon da utilizzare va un po’ a preferenza, consiglio comunque un nylon da feeder con buone caratteristiche. Spesso io utilizzo il Technium Invisitec proprio per le tre proprietà fondamentali: basso allungamento, resistenza all’abrasione e ridotta visibilità.
L’allungamento ridotto (meno del 12%) conferisce quel minimo di elasticità richiesta senza tuttavia compromettere la responsività del trecciato. Lo strato più esterno del filo (tecnologia “Triple Construction”) lo rende molto resistente all’abrasione e molto poco visibile in acqua. Ma se trovate di meglio ben venga.
Shimano Technium Invisitec
Anche il nodo di collegamento tra trecciato e nylon va a preferenza e se ben eseguiti tutti i nodi sono validi. In genere quando ho tempo io eseguo un Alberto con 6 spire discendenti e 6 ascendenti, tagliato senza eccedenze e con una goccia di cianoacrilato a rifinire. Sul posto di pesca, in caso di lenze da fare velocemente sul momento opto invece per altri nodi (es. Stren con baffi lunghi). Comunque a voi la scelta.
Nodo Alberto 6+6 cianoacrilato.
In estate la portata del fiume è minore e di conseguenza minore è la corrente, pertanto le attrezzature più leggere sono preferibili. Le canne ad azione parabolica (vera e propria) creano però problemi poiché sono tipicamente da acqua ferma e si opta per le progressive, buon compromesso tra precisione nel lancio, gestione della debole corrente e, soprattutto, del pesce di taglia. A meno di fattori che suggeriscano scelte diverse il quiver da abbinare è 1oz.
Canna da feeder leggero, 12 piedi, molto sottile e ad azione progressiva. Dei tre quiver in dotazione (3/4oz, 1oz e 1+3/4oz) è stato montato quello da un’oncia.
Una montatura veloce da realizzare
Andiamo diretti al sodo. Passate uno stopper in gomma non troppo stretto sulla lenza madre (leader in nylon): serve solo a settare l’altezza dello snodo.
A seguire inserite uno sgancio rapido.
Fate passare in lenza altri due stopper in gomma.
Collegate una girella con moschettone utilizzando un nodo Palomar.
Terminate il setup portando lo snodo a battuta sulla girella e lasciando un piccolo spazio tra i due stopper in gomma a monte: in questo modo lo sgancio rapido è libero di ruotare intorno alla lenza madre.
Avrete già capito che si tratta di un rig ad elicottero. Allo sgancio rapido si attacca un terminale di 15″ (38 cm) che è corto solo per definizione (minore di 50 cm) e rappresenta un buon compromesso tra rapidità di trasmissione, elasticità e mobilità in corrente debole. Poi ovviamente sta a voi aggiustare la lunghezza in base a valutazioni fatte sul momento.
Incerti? Vi consiglio la lettura di “Il terminale da feeder: lunghezza, diametro e materiali”.
Il terminale viene costruito con un fluorine dallo 0.16 allo 0.18 ed un amo a paletta per inneschi diretti di pane, mais, formaggio, pellet morbidi o bigattini a ciuffetto. Non siamo costretti ad utilizzare sempre l’hair rig, specie se i target sono molteplici e non ci concentriamo solo sulle carpe.
Giusto per intenderci, esaminando tutto il setup, abbiamo dunque questo gradiente di carico:
- trecciato (0.10mm): 14lbs
- leader in nylon (0.225mm): 11.60lbs
- terminale (0.16mm‑0.18mm): 7.5–9lbs
La parte finale (leader e terminale) è sufficientemente elastica per non soffrire troppo la presenza del trecciato tuttavia ricordo che la canna non deve essere rigida in quanto siamo comunque al limite ed un pesce di bella taglia può dimostrarsi un cliente particolarmente scomodo da gestire se la canna non ammortizza a sufficienza.
Chiaramente come pesco io in Arno non è una sentenza della Cassazione né fa legge. Se i vostri pesci richiedono lenze più leggere giocate tranquillamente al ribasso, basta che mantenere l’equilibrio tra i vari settori. Se invece avete a che fare con pesci di una certa forza, come le carpe, attenzione a scendere troppo perché il fiume non è un laghetto e in molti casi il fondale è particolarmente insidioso. Già controllare un pesce di una certa taglia è difficoltoso con lo 0.18 mm, figuriamoci con uno 0.14 mm.
Una bella carpa regina (Cyprinus carpio), giovane ma già di alcuni chili. Un pesce sicuramente impegnativo quando catturato in fiume con la tecnica del feeder fishing.
Occhio ai tempi
Una delle differenze tra la pesca in acqua ferma e quella in corrente, anche se debole, è che in corrente la pastura viene trascinata via. Può così capitare che i pesci pian piano si spostino a valle e non ha molto senso inseguirli troppo a lungo con il pasturatore poiché così facendo corriamo il rischio di spingerli sempre più a distanza. Ovviamente dipende dal tipo di corso d’acqua poiché ad esempio nel tratto di foce c’è spesso differenza tra superficie e fondo e la corrente in certi momenti si inverte del tutto.
Comunque sia, se lanciamo spesso la maggior quantità di pastura si collocherà nell’area più prossima al feeder ‚che rappresenta la sorgente della scia. Qui torniamo a due considerazioni a me sempre molto care: lanciare a frequenza costante e con tempi di attesa non esagerati. Non dovete per forza seguire i miei tempi ma individuare i vostri e mantenerli. Per quanto l’orologio al polso sia sufficiente vi posso assicurare che un cronometro digitale aiuta moltissimo. Potete ad esempio misurare entro quanto dal lancio si registrano le prime tocche, entro quanto l’innesco viene consumato e così via fino a trovare i giusti tempi di permanenza della lenza in acqua che vi assicurano un’esca invitante ben presentata in pastura. Alla fine il segreto è tutto qui.