Quattro mesi senza pescare e nel mezzo un incidente alla spalla. Ora che finalmente, seppur sempre un po’ malconcio, son riuscito a tornare sulla riva ho pensato che sarebbe stato logico ripartire da dove avevamo lasciato. Stesso spot, stessa tecnica, solo che siamo d’inverno. Quindi ancora feeder, ancora fiume e ancora street fishing. Diverse però le attrezzature, che si fanno più pesanti, e le considerazioni poiché l’acqua è più fredda, i pesci meno attivi e c’è più corrente. Un articolo breve, giusto per sottolineare le differenze rispetto all’estate.
Alba sull’Arno a dicembre.
D’inverno poi il fiume cambia. Tutte le zone che avevamo mappato in estate subiscono un radicale mutamento per via delle piogge e delle piene; per questo motivo occorre sondare di nuovo, individuare le aree di passaggio dei pesci e quelle libere da ostacoli ed incagli, dove esche e pasture possano essere individuate e lavorare correttamente. La stagione invernale è la più difficile da affrontare ma anche la più affascinante e la più tecnica, quella in cui anche un dettaglio apparentemente di minor significato può fare la differenza.
Attrezzatura, esche e pasture
Nello street fishing la postazione è ridotta all’essenziale che comunque per il feederista non è poi così “essenziale”. Al panchetto con feeder arm non si può rinunciare, come al materassino e al secchio dell’acqua, che serve sia bagnare la pastura, il pesce prima del rilascio ma soprattutto per testare il perfetto bilanciamento tra esca e amo in caso si utilizzino popup.
La classica postazione nel feeder fishing urbano.
Relativamente alla canna optiamo per una strong da 13 piedi, con quiver minimo di 3 once, da abbinare ad un mulinello di taglia 5000 imbobinato con un generoso 0.24. I feeder partiranno dai 45 grammi anche per la pesca a breve distanza, così che stiano ben saldi sul fondo in caso di corrente, che non manca mai, e possano garantirci un certo effetto autoferrante. La montatura è la stessa che abbiamo già visto ad agosto, un elicottero a terminale corto, con la sola differenza del terminale che sarà in questo caso più generoso, con un diametro intorno allo 0.22 e comunque bilanciato con la lenza madre.
Pastura, cage feeder con guaina in gomma e pellet sef-made.
Fermo restando che esche e pasture sono molto personali e spot specifiche, se il target principale sono le carpe spesso conviene rimanere sul dolce anche d’inverno. Come pastura opto quindi per un mix di Carpa Gialla e Breme Black, che si compatta bene nel feeder nonostante la granulometria variabile e presenta colore scuro con piccole particelle colorate. I pasturatori migliori sulla corta distanza e medio bassa profondità (le carpe per lo più pascolano lungo i margini) sono quelli a gabbia che tuttavia andiamo a dotare di una guaina in gomma, che copra la parte centrale, così da rallentare il rilascio in corrente. Il tempo medio di svuotamento, regolato anche con la compressione, va tarato sui 5–6 minuti e ma nelle fasi iniziali conviene lanciare e recuperare ogni 3, poi la permanenza può aumentare a 5 una volta viste le prime mangiate.
Come esca mi affido prevalentemente ai pellet self made del tipo “microwaved” che, presentando caratteristiche di leggero galleggiamento, rendono il binomio amo-esca più facile da aspirare, specie da parte dei ciprinidi più svogliati. Buoni anche i vari wafters; l’importante è l’innesco sia ben bilanciato. Per questo motivo, quando abbiamo diverse tipologie di pellet e desideriamo cambiarli, il secchio con l’acqua risulta fondamentale consentendoci di verificare rapidamente il bilanciamento ed ottenere sempre la presentazione migliore.
In inverno le carpe tendono a spostarsi meno che in estate ed il successo della sessione di pesca parte da un’attenta osservazione. Quando parliamo di fiume occorre individuare le zone dove l’acqua rallenta e anche lungo i margini vi sono aree di pascolo ed aree che vengono puntualmente ignorate. Inutile stare a discutere su quale sia il reale motivo benché è ovvio che una ragione ci sia. Teorie e speculazioni a parte, dove la corrente è più lenta si riesce tuttavia ad osservare il percorso dei pesci, delineato dalle classiche bollicine ma facciamo attenzione poiché la corrente stessa le spinge a valle. Più difficile è osservare questo cammino ad una certa distanza da riva ma in linea di massima l’azione di pesca è sul corto raggio.
Le carpe in ambiente naturale sono pesci diffidenti e tranquillamente ignorano gli inneschi se qualcosa non torna. D’inverno, vuoi per la bassa temperatura che la minor attività, capita spesso che passino proprio sopra il sistema pescante e proseguano oltre come se esca e pastura non gli interessassero. Altre volte capita che aspirino e risputino il boccone in una frazione di secondo senza che il quiver dia il minimo segno. D’estate sono invece molto più attive e anche grazie ad attrezzature e montature più leggere la lettura di ciò che accade in prossimità dell’amo risulta più semplice.
Curare bene gli inneschi e testare diverse lunghezze dell’hair rig (come anche del terminale) può dunque rivelarsi cruciale. Relativamente agli inneschi, oltre al loro bilanciamento maniacale, è consigliabile avere a disposizione diversi colori (non troppi ma comunque ben distinti) poiché se capita di perdere qualche pesce cambiare tipologia di esca (colore e aroma) può velocizzare la ripresa delle mangiate.