Benché non vi siano particolari differenze con gli altri mulinelli, come imbobinare correttamente il mulinello da feeder è un argomento utile in quanto ci consente di focalizzare l’attenzione sui fili utilizzati: i classici mono affondanti a bassa elasticità (nylon) e i trecciati (braid).
Entrambi hanno in comune una caratteristica fondamentale, il basso allungamento (praticamente nullo quello del trecciato) la cui finalità è garantire la massima responsività alle mangiate, specialmente nella pesca a lunga distanza. Entrambi hanno pro e contro, come è normale che sia.
I nylon a basso allungamento hanno un’elasticità piuttosto ridotta rispetto ai nylon convenzionali ma comunque presente e percepibile. Ciò significa che scaricano meglio la tensione rispetto al trecciato con minor stress per i terminali in fase di combattimento con le prede. Ovvio è che molto dipende anche dalla canna che utilizziamo, poiché tanto più è rigida tanto più il terminale ne risente. I trecciati hanno un’elasticità praticamente pari a zero ed è uno dei motivi (ma non il solo) per cui nel feeder vi si abbina sempre un leader in nylon. A parità di carico di rottura sono molto più sottili del nylon e questo è un aspetto fondamentale in quanto il lancio a lunga distanza viene enormemente facilitato.
Alla domanda «è meglio il nylon o il trecciato?» non vi è una risposta univoca ma semplicemente dipende dal contesto e dal tipo di approccio. Si può però sostenere che all’aumentare della distanza di pesca conviene orientarsi sempre più sull’uso dei trecciati per i motivi suddetti: lancio e responsività.
Come imbobinare il nylon da feeder
Nel feeder su corta e media distanza si utilizzano i nylon specifici, ultimamente quasi tutti di buona qualità e con ottime caratteristiche (almeno quelli delle marche più note). Tra un mono e l’altro vi può essere una piccola differenza percentuale di allungamento (più o meno elastico), di memoria o di resistenza all’abrasione ma più o meno un buon nylon da feeder si comporta come dovrebbe. Relativamente all’affondamento valgono gli stessi discorsi fatti per la pesca all’inglese quindi il filo deve chiaramente essere affondante (sinking) ma sgrassarlo periodicamente aiuta molto (solite soluzioni sgrassanti già viste, sia commerciali che self-made). Anche dei diametri abbiamo già parlato: variano a seconda del tipo di pesca (light, medium, heavy) ma per preservare una buona lanciabilità non dovrebbero superare lo 0.22 (se serve qualcosa in più nei primi metri meglio affidarsi ad uno shock leader). In genere 150 metri di mono da feeder sono più che sufficienti poiché anche operando su una certa distanza (es. 70 metri) rimane in bobina filo sufficiente per non avere un nodo che passa lungo gli anelli durante un combattimento. Quel che manca a raggiungere il profilo corretto si può fare con un “filo da battaglia” e si parla appunto di fondo.
Per realizzare il fondo giusto occorrono due bobine uguali ma siccome una buona parte dei mulinelli viene venduta con una sola bobina o talvolta con due bobine ma di diversa capacità (diversa profondità) è inutile perderci in spiegazioni più lunghe e vediamo direttamente il metodo “universale”.
Mulinello di taglia 5000 (capacità totale 300 metri dello 0.20) da imbobinare con 150 metri di nylon da feeder più un fondo.
1. Caricare i 150 metri di filo
Le cose sono due: o avete una bobina precisa da 150 metri metri di filo o se ne avete una più grande (es. 300, 500, 1000 metri) vi serve un semplice contametri. In ogni caso iniziamo comunque con il caricare sul mulinello il filo che abbiamo scelto come lenza madre. In questa fase non facciamo nodi particolarmente elaborati in quanto poi il filo dovrà essere rovesciato.
La prima operazione consiste nel caricare sul mulinello i 150 metri di filo che rappresenteranno poi la nostra lenza madre (il filo che a operazioni terminate sarà il più superficiale).
2. Aggiungere il fondo
Uniamo ora il filo appena caricato a quello “da battaglia” per il fondo (possibilmente dello stesso diametro o leggermente maggiore). Come nodo di giunzione va benissimo un qualsiasi nodo a poche spire: non deve tenere una trazione, serve solo a unire temporaneamente le due lenze. Procediamo dunque con il caricamento fino a completare la capacità della bobina ed ottenere il profilo corretto.
In questa fase il fondo appare in superficie ma in seguito verrà rovesciato.
3. Separare (sbobinare) in due parti
Dobbiamo adesso invertire le due lenze (lenza madre e fondo) e lo facciamo aiutandoci con un mulinello di riserva. Io ne ho alcuni che sono dedicati proprio a queste operazioni. Si tratta di vecchi mulinelli che non utilizzo più ma ancora in ottimo stato: che siano “buoni” (nel senso che imbobinino bene e non danneggino il filo) è fondamentale. Dunque non facciamo altro che separare lenza madre e fondo in due differenti bobine.
Con un buon mulinello di riserva separiamo il fondo dalla lenza madre.
4. Imbobinamento finale
Questa è la fase in cui si invertono le lenze e si fanno i nodi come si deve. Iniziamo collegando il fondo alla bobina con un nodo che non scivoli (si veda la sezione trecciato) e carichiamo il fondo. Caricato il fondo lo si unisce alla lenza madre con un nodo di giunzione ad alta tenuta (se le due lenze hanno diametro identico o molto simile va benissimo un nodo di sangue) e si procede fino al termine dell’imbobinamento.
Dopo aver invertito fondo e lenza madre quest’ultima rimane in superficie. Il profilo di caricamento è perfetto.
È pratica comune imbobinare i mulinelli con le bobine immerse in acqua. Io preferisco non farlo perché non amo che la bobina di filo (quella di plastica, della confezione) stia in orizzontale e si muova eccessivamente. Non andrebbe fatto con il trecciato (vedi dopo) e mio parere neanche con il nylon. Se desiderate che il filo sia bagnato basta immergere la bobina prima del caricamento del filo sul mulinello ma poi andrebbe tenuta in verticale e libera di ruotare sul proprio asse (vedi suggerimenti a fine articolo).
Come imbobinare il trecciato
Si legge molto su come imbobinare il trecciato sui mulinelli tuttavia le cose cui fare attenzione non sono poi moltissime, nel senso che non sono necessarie operazioni particolari. Dopo un po’ di anni che uso il trecciato ed averle provate più o meno tutte la mia opinione è che bagnare il filo prima di imbobinarlo non è necessario. Piuttosto il filo va bagnato quando si pesca, e a questo scopo è utile un piccolo spruzzino pieno d’acqua dolce. Giusto al primo lancio, poi ovviamente il filo si bagna da solo. Altra cosa importante è mantenere la bobina di filo (quella della confezione) in verticale durante l’imbobinamento e non in orizzontale (come accade quando si usa il metodo del secchio d’acqua). La bobina poggiata (peggio ancora se immersa e libera di muoversi) in orizzontale favorisce il formarsi di torsioni sul filo.
Braid 0.10 mm imbobinato su mulinello di taglia 4000 a bobina larga ma a capacità ridotta.
Fare o meno il fondo di nylon dipende dalla capacità della bobina. Per evitare complicazioni è sempre meglio fare un piccolo fondo tuttavia sui mulinelli con bobina a capacità ridotta si può caricare solo trecciato ma in questo caso occorre fare attenzione a come fissiamo il filo, onde evitarne lo slittamento. Alcuni mulinelli progettati per il trecciato hanno un sistema che limita di molto questo problema ma in ogni caso conviene operare come segue:
- si realizza un’asola sul trecciato;
- si crea un nodo scorsoio facendo passare un tratto di filo dentro l’asola;
- si stringe il nodo intorno alla bobina;
- si applica un pezzetto di nastro isolante sul nodo a bloccarlo.
Dopo aver verificato che il nodo è bello saldo e non scivola si può iniziare ad imbobinare.
Realizzazione del nodo scorsoio ad asola.
Fissaggio del filo in bobina.
Durante l’imbobinamento è bene mantenere un buona tensione del filo in modo che questo risulti ben duro e compatto intorno alla bobina. Come detto poc’anzi non serve bagnare il filo, basta ricordarsi di farlo al primo lancio. I trecciati nuovi hanno sempre bisogno di un po’ di rodaggio ma se abbiamo fatto tutto come si deve non avremo problemi. Importante è sempre collegare un leader in nylon alla fine la cui lunghezza va da due a tre volte quella della canna e il cui diametro/carico di rottura è in relazione con la canna ed il peso da lanciare. Non serve cioè che il leader abbia una carico di rottura superiore a quello della treccia poiché in genere quest’ultimo è piuttosto elevato e a parità di carico di rottura dovremmo utilizzare un nylon di diametro particolarmente generoso. Il ruolo del leader in nylon, vale la pena ripeterlo, è quello di conferire alla lenza madre un certo grado di elasticità (fondamentale sia in fase di lancio che di combattimento con la preda) e di resistenza all’abrasione (nella sua parte finale).
Imbobinamento ultimato.
Se invece si prevede di fare un piccolo fondo il problema non si pone poiché il trecciato viene connesso al nylon con lo stesso nodo che usiamo per collegare il leader (Albright, Alberto o altri idonei alla giunzione nylon-trecciato).
Nodo Alberto con perlina di cianoacrilato.
Mentre per il nodo interno (tra fondo di nylon e trecciato) non vi sono particolari accorgimenti (è un nodo profondo) la realizzazione corretta del nodo tra trecciato e leader in nylon è fondamentale poiché il nodo si trova in superficie nella bobina e può ostacolare il lancio. Deve trattarsi dunque di un nodo resistente, sottile, che non presenti appigli e che possa passare facilmente attraverso gli anelli della canna.
Di solito io mi affido al nodo Alberto (vedi Nodi di giunzione). Sei spire discendenti e sei ascendenti sono sufficienti. È bene non lasciare eccedenze poiché sono particolarmente fastidiose in quanto il filo durante il lancio vi si impiglia. Tagliate dunque le eccedenze “a filo” si va ad applicare una piccola quantità di cianoacrilato in modo da formare una sorta di sottile perlina. Questa “perlina” oltre a stabilizzare il nodo e a renderlo più resistente facilita lo svolgimento delle spire di filo sovrapposte e lo scorrimento attraverso gli anelli.
Suggerimenti
In commercio vi sono utili attrezzi (imbobinatori) che ci consentono di svolgere alcune operazioni con assoluta facilità. In realtà mantenere ben salda la bobina in verticale facendola ruotare sul proprio asse non richiede particolari diavolerie. Io utilizzo una semplice morsa, una penna e due piccole ruzzole in eva/neoprene (quelle per i finali).
Le ruzzole, una volta infilate sulla penna, possono essere facilmente posizionate ai lati della bobina senza che si spostino (ovvio che il foro debba avere diametro inferiore a quello della penna) e la bobina di filo è libera di ruotare con la resistenza sufficiente ad evitare che si formino grovigli durante la rotazione.
Soluzione spartana ma funzionale. La tensione del filo durante l’imbobinamento si regola tenendo il filo tra le dita, come al solito. Può essere utile l’uso di una piccola spugna o di un tessuto imbevuti di soluzione sgrassante, il che elimina l’attrito sul nylon e contemporaneamente lo sgrassa facilitandone poi l’affondamento in acqua.