Quando si legge di acqua bassa vien da chiedersi subito che cosa si intenda o, più precisamente, quale sia il limite d’altezza per il quale la colonna d’acqua sia appunto da ritenersi bassa. Indicativamente direi sotto i sette piedi (poco più di due metri). A questa profondità, in acque naturali e specialmente in mare, ogni fenomeno di disturbo viene amplificato: il piombo o il feeder che impatta l’acqua, una boccia di pastura e addirittura un galleggiante piombato possono allarmare i pesci entrati in pastura. L’approccio in acqua bassa deve essere dunque delicato e ciò impone di solito una pasturazione ad elementi sfusi, tipicamente i leggerissimi bigattini, e molta accortezza nel porre la lenza in acqua. In mare, dove le condizioni sono tali che ogni azione sulla riva viene facilmente percepita dai pesci, è spesso necessario pescare ad una certa distanza e la leggerezza si scontra con le necessità di lancio. Ecco quindi che una tecnica come l’inglese è indubbiamente la più idonea per affrontare questa situazione.
Isola d’Elba. Zona umida nel Golfo di Mola al cambio di luce.
Lo spot che prendiamo in considerazione è una distesa di acqua marina di bassa profondità che si trova dinanzi ad una zona umida. Vi sfociano dei piccoli canali che portano acqua dolce in modo incostante, prevalentemente in occasione di forti piogge. L’entroterra è tuttavia caratteristico delle aree umide palustri dulciacquicole così anche se non possiamo parlare di acqua propriamente salmastra l’habitat è ideale per spigole e orate che trovano facile nutrimento sul fondale ricco di granchietti, gamberetti e anellidi. Piccoli pesci come latterini e mugginetti ampliano per i predatori l’offerta di un banchetto già di per sé ricco e succulento.
Attrezzatura
Per questa tecnica si utilizzano le canne inglesi (match rod) da 14–15 piedi che in mare son sempre preferibili ai modelli più corti. La distanza di pesca è quella raggiungibile dai bigattini fiondati quindi possiamo abbinarvi un mulinello di taglia 3000 o 4000 con bobina a bassa capacità che viene caricato con un mono affondante di misura 0.16 mm.
Shimano Aernos Match da 15 piedi e Colmic Zartan 400 con Trabucco Match Sinking XPS T Force 0.165 mm.
Per quanto concerne i galleggianti la scelta dipende da vari fattori ma le tipologie che utilizziamo sono straight e bodied waggler di piccola misura, piombati e con porta starlight da 4.5 mm. Specifico l’antenna poiché è una delle caratteristiche più rilevanti. I galleggianti con alleggiamento da 4.5 mm sono maggiormente versatili in quanto possiamo utilizzare un riduttore insert (4,5→3 mm), qualora volessimo rendere il galleggiante più sensibile, oppure un’antenna cava da 4,5 mm in caso di scarsa visibilità. Dobbiamo avere a disposizione diverse tipologie di antenna, sia per il diametro (4,5/3 mm), che per il materiale (plastica piena e cava) che per il colore (giallo fluo, arancio fluo e nero). Questo ci garantisce di poter vedere l’antenna perfettamente in ogni condizione di luce ed avere la corretta sensibilità per le specifiche condizioni che dobbiamo affrontare. Uno schema può essere di aiuto:
Colore
- Arancio/rosso fluo: buona luminosità ambientale in zone d’acqua non in ombra (ma prive di riflessi)
- Giallo fluo: buona luminosità ambientale in zone d’acqua in ombra
- Nero: forte luminosità con riflessi sull’acqua
- Starlight: crepuscolo/notte
Diametro
- 3 mm plastica piena: massima sensibilità, distanza di pesca media
- 3 mm plastica cava: ottima sensibilità, distanza di pesca medio-lunga, maggior visibilità
- 4,5 mm plastica piena: buona sensibilità, distanza di pesca lunga
- 4,5 mm plastica cava: portante, meno sensibile, distanza di pesca lunga, maggior visibilità
Varie antenne. Si noti come quelle da 3 mm cave vengano dotate di un adattatore in gomma ricavato da un vecchio elastico per fionda.
Ai più sembrerà questione di lana caprina quella delle antenne ma posso assicurarvi che averle a disposizione fa la differenza perché a seconda del momento ce n’è sempre una che si vede meglio delle altre. Gli waggler, come dicevamo, sono essenzialmente di due tipi: uno da corta e l’altro da media distanza. Sono tra loro molto simili come forma ma cambia il peso alla base. Il primo è uno straight classico (es. 2 o 3+1) il secondo un bodied un po’ più pesante (es. 6+2). Sono più che sufficienti visto che poi avete diverse antenne a disposizione. In realtà io porto sempre con me un tubo rigido pieno zeppo di galleggianti inglesi di ogni tipo ma parlarne equivarrebbe a complicare inutilmente il discorso.
L’approccio in acqua bassa prevede montature fisse o al massimo parzialmente scorrevoli per un piccolissimo tratto (per fare gli inviti) quindi quando avete un paio di galleggianti facilmente sostituibili non serve molto altro.
I due waggler consigliati. Si noti come abbiano stessa lunghezza e come il bodied abbia un corpo solo lievemente pronunciato.
Per quanto concerne invece la piombatura il mio consiglio è di utilizzare esclusivamente piombo morbido da inglese. Ne esistono di molto buoni di varie marche. Io uso prevalentemente i Dinsmores ma va bene qualsiasi altro brand, basta che abbiano un taglio preciso e siano morbidi, così da poterli gestire (aggiungere, rimuovere, spostare) senza stress per la lenza.
Piombo da inglese super soft.
A questo punto, se proprio volete fare le cose per bene, consiglio anche le pinze Cresta, le uniche dotate di “dentino” per l’apertura dei piombi e le uniche veramente utili per gestire le piombature. Gli altri strumenti, a mio parere, sono poco versatili anche se ampiamente diffusi. Vedrete che se avete modo di provarle mi darete ragione.
Cresta Splitshot Tool.
Proseguiamo la carrellata delle attrezzature passando al settore terminale. Sicuramente questa pesca si fa con ami molto piccoli e leggeri poiché le spigole, specialmente in acqua chiara e calma, preferiscono inneschi minuti e dalla spiccata naturalezza. Le orate hanno tuttavia un apparato buccale più tosto e sprigionano maggior forza durante il combattimento. Volendo trovare un compromesso l’accoppiata tra un finale dello 0.120–0.125 ed un amo del n. 18 abbastanza robusto è un buon punto di partenza benché quasi certamente vi capiterà di dover scendere sia come diametro che come misura, filo e peso dell’amo. Come si dice: «uomo avvisato, mezzo salvato».
Un set di ami e fili per il terminale.
Tra la grande offerta del mercato e le preferenze personali lungi dal voler consigliare questo o quel filo e questo o quell’amo. Qui dovete fare come volete basta che abbiate una certa scelta a disposizione in modo da poter presentare l’esca al meglio e in perfetto equilibrio. Nylon, fluorine o fluorocarbon? Conoscete bene le differenze e anche qui la scelta dipende da tanti fattori. Il fluorocarbon non è sempre superiore ad un nylon specifico per terminali che, nei diametri sottili, ha spesso caratteristiche migliori. Io tendo a preferire i nylon in questa pesca o tutt’al più i fluorine ma se si usa un diametro più generoso (es. 0.125) e vi sono pericoli di abrasione, un fluorocarbon 100% ha il suo perché.
Discorso simile per gli ami: tanto più l’amo è piccolo e sottile tanto meglio presenta il bigattino innescato singolo. Se si pensa di voler innescare due larve allora conviene un amo leggermente più grande e robusto. L’amo tuttavia fa coppia non solo con l’esca ma anche con il terminale quindi cerchiamo di evitare discrepanze.
Altri elementi per la costruzione della lenza.
Per realizzare la montatura sono poi necessarie le girelle con moschettone (attacco per il waggler), microgirelle e attacchi rapidi per il terminale. Aggiungiamo anche un filo di diametro più generoso (0.140–0.145) qualora si desideri optare per un terminale in due spezzoni ed eventualmente del feeder/power gum per una treccia elastica. Quest’ultima opzione è raramente necessaria a dire il vero poiché il gradiente di elasticità è assicurato dalla canna, dalla lenza madre (0.16) e dall’eventuale terminale doppio (0.14→0.11). Non ci sono bruschi salti e conviene lasciare la lenza molto pulita e più semplice possibile.
Affidatevi ad una buona fionda e non dimenticate i ricambi.
Concludiamo con lo strumento fondamentale per la pasturazione: la fionda. Qui consiglio di non lesinare, scegliere un buon prodotto e soprattutto munirsi di ricambi. Può infatti capitare che dato l’uso frequente e intenso si possa improvvisamente rompere un elastico o addirittura il fondello. Ai prodotti di qualità capita molto di rado ma può succedere e in quel caso se non abbiamo i ricambi possiamo anche dire addio alla sessione.
La montatura
In acqua bassa si utilizza una montatura fissa e, al fine di garantire la massima naturalezza possibile, priva di piombatura attiva. Tutto il peso necessario si colloca cioè alla base del waggler (piombatura passiva). Questo setup, semplicissimo, può soffrire tuttavia di qualche problema in fase di lancio qualora sia presente un po’ di vento. Per questo motivo, prima di introdurre trecce in nylon o power gum, il consiglio è di creare il terminale in due spezzoni uniti da nodo di sangue. La porzione a monte, lunga 1/3 o 1/2 di quella totale, sarà quindi dello 0.140–0.145 e vi farà seguito (unita con il nodo di sangue) la porzione a valle (lunga i 2/3 o il 1/2 rimanente) dello 0.10–0.125.
Il nodo di sangue, se bene eseguito, riesce a mantenere fino al 95% del carico di rottura.
Questo terminale sarà più lungo (anche di molto) della profondità misurata e comunque mai inferiore ai 2 metri . Vedremo più avanti come in questo approccio è fondamentale la calata lenta, naturalissima, dell’esca, ma anche la possibilità che il pesce possa trovarla poggiata sul fondale insieme alle altre larve che sono affondate e su questo si sono depositate. L’orata è un grufolatore che mangia sul fondo e la spigola può fare lo stesso o intercettare il bigattino in discesa.
La porzione a monte del terminale sarà collegata alla girella di giunzione alla lenza madre. Subito sopra questo collegamento avremo la piombatura passiva, distribuita in maniera classica con più peso a valle e minor peso a monte (basta un solo pallino) della girella con moschettone di attacco al waggler.
Montatura di base.
Se il lancio è corretto raramente si creano grovigli. Può essere utile utilizzare tubicini per rendere più rigide alcune parti, come ad esempio la girella con moschettone di attacco al waggler, sulla quale potete inserire un pezzetto di termorestringente: non ne inficia il funzionamento ma ne limita movimenti non necessari. Qualora si desideri usare la treccia in power gum, la girella inclusa nella treccia sarà collegata alla lenza madre mentre all’altro capo un microgancio si connetterà con il terminale. La treccia deve essere realizzata leggermente più lunga del waggler.
Montatura con treccia in power gum. Identica alla precedente salvo per il fatto che tra terminale e waggler è interposta una treccia elastica.
Azione di pesca
Stimare la velocità di affondamento del bigattino è utile ma non occorre essere particolarmente precisi, basta giusto averne un’idea. Ammettiamo dunque che la larva singola affondi con una velocità di un piede ogni 10 secondi così possiamo supporre che per una profondità di 7 piedi occorre poco più di un minuto. Questo è il tempo di calata. Se non si osservano mangiate durante la calata (di solito lo fanno le spigole) l’esca si deposita sul fondo insieme alle altre larve con le quali stiamo pasturando e diventa oggetto di interesse per specie più spiccatamente grufolatrici some saraghi e orate. Non che la spigola si rifiuti di mangiare a testa in giù, intendiamoci, ma semplicemente preferisce intercettare le larve in movimento.
L’inglese in acqua bassa è una pesca estremamente dinamica, fatta di una pasturazione frequente, in piccole quantità e a ritmo regolare, intervallata da lanci ed inviti.
L’azione di pesca segue uno schema abbastanza rigido (nel senso della ripetizione degli eventi) che forse conviene organizzare a punti come segue:
- Fiondiamo una decina di larve alla distanza desiderata.
- Lanciamo qualche metro oltre (più lontano) poi recuperiamo (possibilmente con la punta della canna immersa così da affondare il filo) fino a portare il waggler un po’ più corto rispetto alla zona pasturata. Questo serve a stendere il terminale, rendendolo più responsivo, e a posizionare l’esca in superficie pressoché al centro della zona pasturata.
- Fiondiamo un’altra decina di larve. In questo modo l’esca viene a trovarsi (sul piano frontale) lungo una colonna di bigattini che dalla superficie scendono fino al fondo e qui si depositano.
- Se durante il tempo di calata non ci sono state mangiate lasciamo l’esca sul fondo per 2–3 minuti.
- Produciamo un leggero invito recuperando un metro con la punta della canna in basso.
- Attendiamo altri 2–3 minuti e in assenza di mangiate recuperiamo del tutto per poi ripetere l’azione dall’inizio.
Più o meno, considerando il tempo di calata e di pesca col terminale sdraiato sul fondo, l’azione dura 5–7 minuti e poi si ripete, ciclicamente.
La spigola mangia prevalentemente in calata o dopo l’invito.
Questa sequenza vuole garantire un continuo rifornimento di larve ed una presentazione dell’esca sia in movimento (calata e invito) che statica (esca poggiata sul fondo per un certo tempo). Le spigole di solito intercettano il bigattino innescato durante la sua discesa oppure al termine dell’invito. I saraghi e le orate nella fase più statica. Si tratta di osservazioni e chiaramente può capitare anche l’inverso. L’importante è però offrire una variabilità di presentazioni così da poter stimolare le prede in ogni modo possibile
Saraghi e orate mangiano più frequentemente nella fase statica.
Una cura particolare va dedicata all’innesco. Anche se la calata è sui fondali prossimi ai 7 piedi un momento importante, per la maggior parte del tempo il bigattino si presenta poggiato sul fondo. Sottolineo questo perché il tipo di innesco dovrà essere da esca poggiata (per la coda) piuttosto che da esca in calata (laterale). Il bigattino sul fondo tende a disporsi sul ventre e (più o meno) a camminare. Per innescarlo correttamente prendetene uno e osservatelo sul palmo della mano. Noterete come si dispone e si muove. L’amo va quindi applicato appena sotto pelle dalla parte degli spiracoli posteriori in senso ventro-dorsale (la punta dell’amo a fine innesco deve essere rivolta verso l’alto) in modo che, una volta innescato, sul palmo della mano continui a muoversi (camminare) come se l’amo non ci fosse.
Innesco del bigattino singolo in lenze over-depth (poggiate sul fondo).
La larva deve mantenere la massima vitalità e somigliare il più possibile a quelle lanciate a fionda. Questo vale sicuramente per le spigole che come abbiamo detto hanno un atteggiamento più predatorio e prediligono le larve fresche in movimento. I saraghi e le orate che si cibano dei bigattini già affondati (e quindi parzialmente annegati) rispondono anche ad inneschi con larva meno mobile. Da qui una regola: se il target sono le spigole conviene cambiare larva ad ogni ciclo di lancio; se c’è poca attività e le prede sono prevalentemente i grufolatori si può lasciare la larva sull’amo anche fino a 3 cicli di lancio (se ancora vitale).
Inneschi a due bigattini, più voluminosi, sono possibili anche se destinati a pesci meno sospettosi. Considerate che richiedono un amo leggermente più grande, che sono più pesanti in calata (scendono più velocemente delle larve fiondate) e dunque appaiono come meno naturali (il che tuttavia non significa meno efficaci). Si opta in questo caso per il classico coda (prima larva) e testa (seconda larva); questo per due motivi: evitare l’effetto elica e lasciare ben libera la punta dell’amo.
Spigola catturata su basso fondale in condizioni di calma assoluta e acqua molto chiara.
Per concludere occorre ricordare come questo tipo di pesca si svolga in condizioni di acqua ferma il che, in mare, corrisponde anche ad una particolare limpidezza. Si tratta forse di una delle condizioni più complesse da affrontare poiché l’attività dei pesci non è sempre al massimo e, anzi, generalmente risulta piuttosto bassa. Motivo per cui occorre fare attenzione a tutti i particolari. Non è una mania, è una necessità.
Ciao Franco, ti ringrazio dei continui articoli che mandi sul blog, e ti dico che mi servono, non tanto per andare a pesca ma per passare il tempo qui, in sala di attesa o in corsia, all’ospedale dove sto, insieme a mia moglie, assistendo una sua cugina,sola. Scusa se mi sono dilungato, ma sicuramente questi consigli che mandate sul blog mi serviranno quando tornerò a pescare!!!!
Grazie,
Roberto
La pesca, vissuta come la viviamo noi, serve anche a questo: distrarsi e rilassarsi anche se non siamo propriamente a pescare. Mi fa piacere che l’articolo ti abbia fatto passare un po’ di buon tempo
Un saluto e un abbraccio,
Franco