Il termine Swimfeeder indica genericamente il pasturatore. I primi pasturatori furono realizzati con oggetti vari, adattando ad esempio dei semplici bigodini o dei contenitori per rullini fotografici. Da questi prototipi si sono poi sviluppati i moderni feeders giungendo oggi ad uno spettro di tipologie decisamente ampio con modelli tecnologicamente molto avanzati.
La funzione del feeder è quella di portare la pastura esattamente nella zona di pesca quale che sia la distanza o la profondità su cui ci si trova ad operare. I vantaggi di questo approccio sono enormi estendendo la pesca a legering oltre i limiti di quella vista a straight lead pur se esiste comunque qualche vincolo. Il principale è la necessità di lanci continui in quanto il rifornimento di pastura non è indipendente dalla presentazione dell’esca. Ne viene che la pesca a feeder è estremamente dinamica con tempi di permanenza dell’esca in acqua legati ai tempi di svuotamento del feeder, in media cinque minuti e quasi mai oltre i dieci.
Alcuni feeders (pasturatori) utilizzati nella pesca a legering.
Un pasturatore per ogni esigenza
Pasturatori piccoli quando si debbano veicolare quantità ridotte di pastura e di grandi dimensioni per la creazione del fondo. Nel mezzo quelli di taglia media adatti per la maggior parte delle sessioni già avviate. Regolare la quantità di pastura introdotta nella zona di pesca richiede dunque l’uso di pasturatori di diversa capacità e mai il feederista si presenta sullo spot con una scelta limitata. Lo stesso vale per il peso, cui sono legati aspetti come la distanza di lancio, la tenuta in corrente e la profondità della zona di pesca. Tant’è che noterete come per uno stesso volume o capacità (quantità di pastura veicolabile) vi siano modelli di peso diverso. Troveremo quindi pasturatori large leggerissimi come anche small di notevole peso. A seconda della pastura poi è richiesto l’utilizzo di feeders specifici: block-end se si utilizzano bigattini, casters e piccole particelle, cage e open-end se si usano sfarinati (ground-bait) ed elementi vari (mais, pellet, ecc.). Ci sono poi i pasturatori “specialistici” cioè quelli dedicati a tecniche specifiche come i method ed i pellet feeders.
Meno semplice di quanto possa sembrare
C’è chi sostiene che la pesca a feeder sia più semplice di quella al colpo. Ovviamente non è così o almeno questa non è la mia opinione. Se avete letto la serie di articoli che precedono quello attuale vi renderete conto che i fattori in gioco sono molteplici. Non si tratta di realizzare una montatura e lanciare un feeder pieno di pastura. Chi fa così in realtà pesca a casaccio e buon per lui se prende qualche pesce, perché magari frequenta uno spot particolarmente favorevole, relativamente facile, nella stagione migliore e via dicendo.
Massimizzare i risultati richiede studio e conoscenza, come in ogni altra disciplina. La canna giusta con il quiver giusto, il filo, la pastura, i feeders più adatti, la quantità e il ritmo, la lettura dello spot e la comprensione delle sue caratteristiche peculiari. La lista sarebbe virtualmente infinita ed ogni fattore in gioco ha importanza rilevante con un margine di errore minimo.
Al feederista esperto viene tutto naturale e quasi non fa caso ai mille accorgimenti che mette in campo ma se gli chiedete di scriverlo, senza tralasciare nulla, vi risponderà che tempo e spazio non sono sufficienti, che c’è troppo da dire. A tal proposito ricordo un giorno la conversazione con un garista in negozio mentre attendevamo di essere serviti. Dopo quasi un’ora (e non so quanti clienti che ci erano passati avanti) sembrava di non esserci detti quasi nulla tanto era rimasto da affrontare.
Al pescatore sportivo non agonista difficilmente è richiesto un tale livello di attenzione ma nel mezzo c’è comunque una notevole dose di cose da sapere che non lascia spazio all’approssimazione.
Principali tipologie di pasturatore
Per iniziare farei una distinzione tra classici e specialistici, cioè con caratteristiche particolari che li rendono particolarmente idonei ad uno scopo ben preciso. Ne rimarrà fuori qualcuno, giusto anticiparlo, ma già quelli che presenteremo sono sufficienti.
Block-end: classico pasturatore chiuso da bigattino. Utilizzabile anche con gli sfarinati poco inumiditi.
I pasturatori block-end (con i poli chiusi) sono forse i più conosciuti ed utilizzati anche in mare. La fuoruscita della pastura, tipicamente il bigattino vivo (sfuso, incollato o in mix con una modesta quantità di sfarinato) avviene attraverso i numerosi fori. Ne esistono varie tipologie. Quelli a forma di saponetta, schiacciati, hanno una minor aerodinamica ma una eccezionale tenuta del fondo in caso di corrente. Le forme più cilindriche presentano invece un’aerodinamica superiore ma molto dipende anche dalla posizione del piombo, con i modelli a long casting dotati di piombo polare e modelli intermedi dotati di piombo laterale. Questi ultimi combinano una notevole lanciabilità con un buon grado anche di tenuta del fondo.
Open-end: classico pasturatore aperto ai poli. Si utilizza per gli sfarinati inumiditi in maniera adeguata o per veicolare elementi sfusi tra due tappi di pastura.
Cage feeder: classico pasturatore di tipo open-end a gabbia. Rispetto ai classici open-end presenta un tempo di idratazione della pastura molto rapido.
I pasturatori aperti ai poli vengono definiti open-end o ground-bait feeders. Si distinguono tra chiusi e a gabbia (cage feeder). Destinati a veicolare sfarinati e altri elementi (a sandwich tra due tappi di pastura) possono avere un profilo rettangolare o rotondo ed aperture variabili in numero e dimensioni. Tanto maggiore è la superficie aperta, tanto più velocemente il contenuto si idrata e fuoriesce. I classici cage feeder sono per lo più pasturatori da acque ferme, molto lente e di poca profondità. Gli open-end chiusi lateralmente, con poche aperture, si idratano più lentamente e a seconda della compressione esercitata sulla pastura (oltre che al suo grado di bagnatura) possono permettere di affrontare fondali più profondi e correnti più sostenute. Un tipo particolare di open-end sono i river feeders, con un profilo non cilidrico ma più schiacciato, quasi trapezoidale a base molto larga. Sono tipicamente degli open-end da forte corrente data la loro capacità di ancorarsi sul fondale e la pressoché nulla tendenza al rotolamento.
Window feeder: pasturatore a finestra, di solito con piombo basale e quindi da long range. Può essere utilizzato come block-end se la finestra e richiudibile.
I pasturatori dotati di una sola apertura posso essere del tipo a finestra (window feeders) oppure a cupola (o a campana). In alcuni window feeder la finestra può essere chiusa e in questo caso, grazie alla presenza dei soli fori, sono in pratica assimilabili a dei block-end. Presentano tutti una forma altamente aerodinamica ed un piombo polare il che li rende particolarmente indicati nella pesca a lunga distanza consentendo lanci molto precisi. Va notato che il piombo polare favorisce anche un posizionamento sul fondo tendente al verticale ed una rapida risalita durante il recupero consentendo di utilizzarli su fondali insidiosi e a rischio di incaglio. Non sono feeders da utilizzare in corrente in quanto la tenuta del fondo non è eccezionale. Il caricamento è rapido anche con una mano sola e possono ospitare sia bigattini sfusi (modelli con finestra richiudibile) che sfarinati, da soli o in mix con altri elementi (vermi tagliati, piccoli pellets, casters, ecc.). Il piombo polare fa si che l’affondamento sia abbastanza “lineare” con poca dispersione della pastura dato che gran parte della superficie del pasturatore è coperta (ad eccezione della finestra ovviamente) il che li rende ottimi pasturatori per fondali di una certa profondità.
I domed feeders (a cupola o a campana, non in foto) presentano caratteristiche comuni a vari tipi di pasturatori. Se non fosse per il polo superiore chiuso potrebbero essere degli open-end, se invece non fosse per l’attacco derivato somiglierebbero a dei pellet/sticky feeders. Ne viene che per quanto concerne il contenuto, le tipologie di pastura che vi si possono caricare, lo spetto è ampio e rappresentato dalla somma di tutte quelle utilizzabili negli altri due modelli. Il caricamento con una mano sola è molto semplice e associando questo aspetto ad una discreta rapidità con cui il contenuto viene rilasciato una volta in acqua, questi feeder risultano ottimi per una pesca molto dinamica ed in velocità. Da utilizzare per lo più in acque ferme o lente.
Method-feeder: pasturatori completamente aperti da sfarinati o piccoli pellet compressi di solito tramite uno stampo.
Pellet-feeder: pasturatori da piccoli pellet o bigattini incollati, da soli o in mix con sfarinati a formare un tappo superficiale.
Pasturatori di tipo specialistico sono sicuramente i method ed il pellet feeders. Mentre infatti tutti gli altri pasturatori posso condividere lo stesso tipo di montatura i method e i pellet sono tipicamente inline e si avvalgono di rig a terminale molto corto. L’approccio è simile e consiste sostanzialmente nel nascondere l’esca dentro la pastura in modo tale che fuoriesca con questa non appena il feeder giunge sul fondo e il contenuto si idrata. Un approccio che richiede acque ferme o molto lente altrimenti la pastura viene portata via dalla corrente e l’amo innescato rimane isolato.
Montature
Cercando di semplificare il discorso e rimandando i dettagli e approfondimenti (nonché varianti, consigli e particolarità) ai prossimi articoli si può dire che tutti i pasturatori derivati (quelli cioè dotati di attacco apicale) possono essere utilizzati nelle due classiche montature da legering: running rig e paternoster.
Schema semplificato di un running rig.
Il free running rig è la montatura scorrevole per eccellenza e la più utilizzata in assoluto per almeno tre ragioni: semplicità costruttiva, efficacia e salvaguardia del pesce. Riguardo al primo e al secondo punto lo schema che vi ho disegnato riduce il rig ai minimi termini. Vedremo più avanti che esistono diverse varianti di running rig e tra queste alcune che comprendono elementi aggiuntivi come ad esempio la presenza di un settore antitangle (antigroviglio). Senza complicare il discorso in questa fase introduttiva mi sento di assicurare che anche questa versione semplificata (che poi è quella storica, tradizionale) rende benissimo nella maggior parte delle circostanze.
Come sistema di stop potete utilizzare un paio di stopper in gomma (uno solo è di solito insufficiente) oppure un pallino di piombo tenero. Quanto alla giunzione con il terminale il loop to loop (sola-asola) ha il vantaggio di mantenere la connessione leggera ed è preferibile nel caso si desideri spostare il sistema di stop più a monte, di fatto allungando il settore terminale. Se invece si prevede di cambiare spesso il terminale (frequenti abrasioni oppure disponibilità di terminali a diversa lunghezza) è più comodo utilizzare uno sgancio rapido.
L’aspetto relativo alla salvaguardia del pesce è legato alla natura liberamente scorrevole (free running) della montatura: in caso di incaglio del feeder e rottura della lenza il pesce può liberarsi dal peso del pasturatore ed avere così più chances di sopravvivenza.
Schema di un paternoster con rapporto settori 1:2:3
Il Paternoster è innanzitutto una montatura fissa e teoricamente di tipo “bolt” o autoferrante. In realtà questa caratteristica dipende dal peso utilizzato e dalla lunghezza dei settori, motivo per il quale possiamo dire che lo sia in caso di pesca in corrente (braccioli stesi e feeder di peso importante) ma non in condizioni di calma e utilizzando pasturatori leggeri.
È una montatura che in condizioni standard risulta particolarmente sensibile. Il motivo risiede nel fatto che il bracciolo di collegamento al terminale si trova a monte rispetto al feeder e quindi ogni trazione si trasmette alla canna (movimento del quiver) prima che il pesce possa avvertire la resistenza offerta dal pasturatore. Anche qui occorre tuttavia sottolineare come questa sensibilità sia in realtà funzione della lunghezza del settore di collegamento al feeder: se il settore è molto corto la sensibilità si riduce fino ad scomparire.
È infine una montatura più complessa da realizzare rispetto al running rig e con un elevato numero di varianti. Vi accenno qui brevemente uno dei sistemi più semplici in assoluto e rimando ai prossimi articoli per gli approfondimenti.
In primo luogo bisogna mantenere i rapporti così che tutte le caratteristiche vengano mantenute. Il rapporto classico è 1:2:3 (si ricorda più che bene) il che significa che il settore di collegamento al feeder è l’unità di misura (1), che il bracciolo di collegamento al terminale deve essere lungo il doppio (2) e che il terminale deve esser lungo il triplo (3). Facendo un esempio, se il settore di collegamento al feeder è 15 cm, il bracciolo sarà lungo 30 cm ed il terminale 45 cm. Detto questo, qual’è il metodo più semplice per realizzarlo?
Il mio parere è che il metodo più semplice e veloce è quello dell’asola con ampia eccedenza.
Sulla lenza madre si realizza un’asola classica in modo che questa misuri 15 cm e che l’eccedenza (il capo rimasto libero) sia lunga circa 35 cm. L’asola viene chiusa con il classico nodo a otto. Sul capo rimasto libero si crea una nuova asola, più piccola, per la giunzione loop to loop con il terminale.
Abbiamo in pratica terminato. Sull’asola di 15 cm, che è il settore di collegamento al feeder, colleghiamo una girella con moschettone tramite un loop to loop (asola-occhiello) e quindi il feeder. All’asola piccola collegheremo il terminale (in questo caso di 45 cm).
Ancora una volta per la giunzione con il terminale suggerisco il sistema asola-asola ed il motivo è il solito: leggerezza. Un connettore (girella o sgancio rapido) andrebbe ad appesantire il settore ostacolandone la mobilità, specie in corrente e in caso di esche molto leggere come il bigattino.
Schema semplificato di una montatura inline da pellet/method feeder
Chiudiamo con i pasturatori inline, tipicamente i method e pellet feeders (oltre a versioni di open-end e block-end) che condividono tutti la medesima montatura in linea e l’uso di terminali corti. Sono cioè destinati ad una pesca, indipendentemente dalla distanza, che si svolge in strettissimo rapporto con la pastura e dunque obbligatoriamente in acque ferme.
Di solito questi pasturatori sono bloccati, nel senso che il terminale si collega ad un sistema (girella, sgancio rapido) che si incastra nel pasturatore. Non è una cattiva idea renderli scorrevoli per le ragioni esposte prima circa la salvaguardia del pesce in caso di incaglio. La mobilità in lenza può tuttavia, in certi casi, compromettere il posizionamento dell’esca che potrebbe sfilarsi dalla sua posizione (inclusa nella pastura). Basta comunque aver cura nel collocamento e nella compressione della pastura per evitarlo.