Quando parliamo di pesca al colpo dalla scogliera e di sparidi ci riferiamo essenzialmente alle due specie più comuni che frequentano questo habitat: il sarago e l’occhiata. Di solito l’approccio più comune è con la bolognese ma soprattutto in caso di vento, scelta la postazione ideale, la pesca all’inglese anche in scogliera sa esprimere tutto il suo potenziale. I motivi sono dovuti essenzialmente al fatto che la canna inglese è più corta, reattiva, maneggevole e robusta della bolognese, che il waggler ha una lanciabilità straordinaria e che le montature sono più semplici. Pescando all’inglese si vanno dunque ad eliminare inutili complicazioni e se organizziamo bene la postazione, utilizzando un buon paniere con feeder arm, l’esperienza sarà ottima anche quando le condizioni ambientali non sono delle migliori.
Scogliera naturale. Per pescare all’inglese è fondamentale scegliere con cura dove e come posizionarsi in modo che tutte le operazioni, dal lancio al controllo della lenza, fino al recupero del pesce, possano svolgersi comodamente e in sicurezza.
Lo spot e la postazione
In primo luogo dobbiamo individuare una zona piuttosto pianeggiante dove poter montare il paniere. Consiglio panieri leggeri e facilmente trasportabili, specie se dovete camminare un po’. Ovviamente il paniere deve essere messo perfettamente in piano e a questo scopo, se non in dotazione (talvolta non ci sono, altre volte ce n’è solo una), consiglio di aggiungere delle piccole livelle a bolla (leggi recensione) da applicare sul telaio in alluminio.
La postazione. Un paniere o un panchetto regolabili con feeder arm sono fondamentali perché consentono di pescare con la massima comodità e di posizionare perfettamente la canna. Aggiungete delle livelle a bolla se il paniere non ne ha oppure ne ha una sola.
L’altezza della scogliera deve essere compatibile con il guadino che avete a disposizione e non deve costringervi a manovre pericolose durante il recupero del pesce. Spesso si sottovaluta questo aspetto ma gli scogli bagnati sono molto insidiosi e non è il caso di fare gli eroi specie se siete da soli: guadinare un pesce di media taglia in condizioni avverse non è una passeggiata.
Lo spot scelto in questa sessione è un mio classico delle avventure elbane. Si tratta di una scogliera situata tra due spiagge, con fondale importante (circa 8 metri) e subito a picco. L’altezza dal pelo dell’acqua, nella mia postazione, è gestibile con un un guadino da 4 metri ma un metro in più di manico non guasta affatto; in questi casi meglio abbondare che essere in difetto. Il fondale è prevalentemente ghiaioso con qualche scoglio subito sotto, per lo più pianeggiante e tendente al sabbioso mano mano che si va verso largo.
Cercate di organizzare la postazione in modo da avere tutto a portata di mano. A tal fine spendere qualche minuto in più all’inizio elimina perdite di tempo più rilevanti durante l’azione di pesca.
In questi spot gli approcci con l’inglese sono essenzialmente due: o si pesca con lo scorrevole (e quindi sul fondo) o si pesca con il fisso (a mezz’acqua). Vale qui spendere due parole sul comportamento dei pesci, specie quando c’è vento ed un po’ di mare formato. I pesci di mezz’acqua sono tipicamente le spigole, da insidiare al crepuscolo e ai cambi di luce, e le occhiate; ma quando il mare si muove anche i saraghi tendono ad alzarsi e data la tipologia di scogliera i pesci stanno a pochi metri se non addirittura radenti agli scogli. Altra considerazione da fare riguarda la pasturazione: se pasturate a bigattini sfusi su otto metri di fondo e sono presenti pesci di mezz’acqua come le occhiate ben poche larve scenderanno oltre la metà della colonna d’acqua e quindi conviene presentare l’esca a quel livello. Saranno gli eventuali grufolatori a salire per intercettare il nutrimento.
Per pescare bene sul fondo sarebbe necessario incollare i bigattini oppure affidarsi al galleggiante con pasturatore, due opzioni che qui non prenderemo in considerazione.
Attrezzatura
Canne e mulinelli li abbiamo già visti negli articoli precedenti quindi limitiamoci ad un breve riassunto: canna inglese in tre pezzi da 14–15 piedi (4,20–4,50 m) e mulinello 4000 con filo affondante dello 0.18. In realtà potremmo sintetizzare anche sui galleggianti ma qui, come al solito, a me piace soffermarmi un po’ più a lungo. In questa sessione ho scelto un Kristall cui ho apportato qualche piccola e semplice modifica al fine di renderlo più responsivo e visibile nelle diverse condizioni di mare ed illuminazione.
Kristall waggler con antenna cava e guaina termorestringente nera.
Chiaramente queste sono scelte personali e non siete costretti a farle vostre tuttavia il concetto di taratura e visibilità andrebbero presi comunque in considerazione, quale che sia il galleggiante che intendete utilizzare.
Il Kristall è uno straight waggler con bulbo (bodied) poco pronunciato, parzialmente piombato (4/5/6+1) e totalmente trasparente. A corta distanza e con mare ad olio si utilizza così com’è, tarandolo in modo che fuoriesca dall’acqua la sola porzione nera, bianca e rossa dell’antenna. Sono più o meno 3 cm di antenna cava e multicolore che lo rendono sensibile e visibile il giusto nella maggior parte delle condizioni di illuminazione.
Utilizzando un adattatore trasparente da starlight, un’antenna cava addizionale da 4.5 mm ed un termorestringente nero forato, possiamo modificare l’antenna per aumentarne la visibilità a distanza, in presenza di mare formato ed in caso di forti riflessi luminosi sull’acqua (o più in generale quando il nero si vede meglio del colore).
Applicazione dell’antenna cava addizionale colorata.
Allungando l’antenna del waggler con la cava addizionale (e ovviamente giocando anche sulla taratura) lo rendiamo meno sensibile e più idoneo alla pesca in caso di mare formato, limitando i falsi affondamenti. L’antenna cava è poi estremamente visibile e sporgendo di più facilita la lettura se decidiamo di pescare ad una distanza maggiore.
Applicazione della guaina termorestringente nera.
Se il colore (rosso o giallo fluo) risulta poco distinguibile sul pelo dell’acqua a causa delle condizioni di illuminazione possiamo infine applicare la guaina termorestringente nera. Guaina che possiamo far sporgere (infilandola sino al foro) oppure applicare fino a coprire per intero l’antenna addizionale.
Ricordo che siamo noi a decidere quanta antenna (e quanto colore) fuoriesce dall’acqua in quanto dipende dalla taratura del galleggiante (quanti pallini mettiamo in lenza come piombatura passiva e/o attiva); ne viene che il waggler saprà adattarsi ad ogni condizione e necessità. Ragionamenti simili potete farli per qualsiasi altro galleggiante inglese prendendo spunto da quanto appena detto.
Montatura
In questa sessione la mia scelta è stata quella di pescare a mezz’acqua con l’intento di sfruttare la pasturazione a larve sfuse e di intercettare i pesci sollevato dal fondo. Un approccio mirato a prede come spigole (purtroppo questa volta non pervenute), occhiate e saraghi a cortissima distanza. La lenza è dunque quasi a tutta canna, giusto il margine per il lancio, che si può ridurre a 70–80 cm. Con una lenza così lunga guadinare il pesce non è un problema in quanto la postazione di pesca è molto sollevata dalla superficie dell’acqua.
Uno dei vantaggi della pesca all’inglese è la semplicità quindi non andiamo a complicare il setup se non coll’accortezza di realizzare un terminale lungo in due spezzoni e di usare eventualmente la treccia antitangle (ma solo se notiamo grovigli in fase di lancio).
Ricordiamoci sempre che quando si parla di montature valgono più le indicazioni generali e la logica che è alla base del setup più che il setup in sé. In altre parole ogni pescatore (a seconda di come lancia e gestisce una lenza), ogni spot e ogni condizione (vento frontale, laterale, stato del mare e via dicendo) richiedono lenze diverse. Mettiamo dei disegni dunque come pura indicazione ma posso assicurarvi che in una singola sessione le variazioni ci sono spesso.
Sostanzialmente le lenze sono due. La prima montatura si usa in condizioni di calma e si va ad estremizzare la naturalezza e a ridurre al massimo la visibilità dell’apparato pescante. Non si usa piombatura attiva e si pesca senza piombo. L’unica accortezza è realizzare il terminale in due spezzoni (indicativamente 2/3 superiori più generoso e 1/3 inferiore più sottile). Questo sia per una ragione di lanciabilità che di gradiente di elasticità con la lenza madre. Notare che anche la misura dell’amo è ridotta. La seconda montatura vede invece la presenza di una piombatura attiva posta inizialmente al centro (terzo centrale del terminale in due spezzoni). Anche i diametri sono leggermente maggiori come la misura dell’amo.
La treccia antitangle (opzionale).
L’uso di una treccia antitangle è opzionale e, a mio parere, quasi mai necessario. La pesca si effettua a corta distanza e anche in presenza di vento è raro che si verifichino grovigli in fase di lancio. Comunque sia, nel caso la treccia si applica subito sotto la piombatura passiva e alla treccia si collega poi il terminale in due spezzoni. Io ultimamente preferisco utilizzare nodi piuttosto che girelle e connettori ottenendo così settori collegati n modo più rigido. Quindi nel caso lego la lenza madre ad un capo della treccia con un Clinch su filo doppiato e poi il terminale all’altro capo della treccia con una bocca di lupo. Ma sono preferenze personali quindi sentitevi liberi di collegare la treccia come meglio credete.
A sinistra: collegamento della treccia alla lenza madre con un semplice Clinch su filo doppiato. A destra: collegamento del terminale alla treccia con una bocca di lupo.
Azione di pesca
Se peschiamo a mezz’acqua (che poi son comunque circa 4 metri di profondità) pasturiamo poco e molto spesso. Io di solito lancio circa 5 larve al minuto perché non deve esserci molta scelta (tra esca e pastura) ma la colonna d’acqua deve vedere un continuo scendere di bigattini. È chiaro che si tratta di una misura e di una frequenza relativa a come va la giornata e a come rispondono i pesci. L’importante è che le larve vengano consumate prima di raggiungere il fondo altrimenti, se si depositano su questo e noi peschiamo molto sollevati finiamo fuori pastura.
È un approccio, vale la pena ripeterlo, che mira ai pesci di mezz’acqua (spigole e occhiate) e a far sollevare i saraghi. Cosa che avviene più rapidamente se c’è un po’ di mare mosso ma che accade anche a mare calmo.
Il metodo è sempre il solito: si lancia più distante, poi si pastura ed infine si avvicina il waggler portandolo sopra l’area pasturata. Una volta in zona si continua a pasturare poche larve alla volta.
L’innesco del bigattino è singolo e laterale poiché deve confondersi perfettamente con le larve in discesa. Quindi amo molto piccolo (range 18–22) e a filo abbastanza sottile, da non ledere la larva innescata sottopelle. Può sembrare esagerato per gli sparidi, pesci notoriamente dall’apparato buccale duro ed estremamente combattivi. Ma non dovete, o almeno io non voglio, precludere la possibilità di intercettare qualche spigola e tra i due preferisco il rischio di perdere lo sparide.
L’occhiata, classica preda di mezz’acqua.
Se avete tarato bene il galleggiante e steso la lenza anche quella a tutto finale priva di piombatura attiva, la più lenta ma anche la più naturale in assoluto, mostra una buona responsività e consente di intervenire abbastanza rapidamente sulle mangiate evitando allamature profonde. Di solito la regola che applico è piuttosto semplice: lenza priva di piombo in caso di mare calmo e qualche pallino (n. 8 o n.6) nel terzo prossimo alla giunzione con l’ultimo spezzone di terminale in caso di mare mosso. Nel complesso entrambe le lenze sono comunque leggerissime.
I saraghi sono soliti alzarsi se i bigattini non si depositano sul fondo.
D’altronde pescando a mezz’acqua e pasturando a larve sfuse non vi sono ragioni per impiccare il finale e l’innesco deve seguire le stesse (più o meno) fluttuazioni (in calata e in corrente) dei bigattini sfusi. Situazione molto difficile da replicare in acqua calma ed è per questo motivo che elimino ogni peso, tranne giusto quello dell’amo che è inevitabile. Con il mare formato c’è invece più “confusione” e conviene andare un po’ meno per il sottile: se in acqua calma non applico piombatura attiva e monto un amo del 22, con il mare un po’ più mosso applico qualche pallino e monto un amo del 18.
I pallini si gestiscono alla solita maniera o spostandoli dalla piombatura passiva a quella attiva o aggiungendoli. In ogni caso la taratura del galleggiante è la parte dinamica dell’azione di pesca e la taratura perfetta è quella che riesce a farvi percepire correttamente le tocche, senza ritardi e senza falsi positivi.
La salpa, uno sparide minore ma molto combattivo e divertente.
I continui aggiustamenti e la ricerca del setup ottimale possono sembrare esercizio inutile se non addirittura scoraggiare i meno appassionati ma posso assicurare che le differenze in termini di catture sono tangibili. Si nota pescando fianco a fianco: chi ha il setup più accurato, gestisce meglio la lenza e reagisce più prontamente anche alle minime sollecitazioni cattura di più, specie quando di pesce ce n’è poco.
Anche la pasturazione ha un ruolo cruciale. Voglio ripetere (fino alla noia) che lanciare troppi bigattini in questo approccio è deleterio: l’esca diventa l’ago nel pagliaio, i pesci hanno maggior ragione di rifiutare una larva anomala (quella appuntata sull’amo, per quanto siate stati bravi ad innescarla) e troppe larve finiscono sul fondo dando motivo ai grufolatori di rimanere a quel livello e quindi fuori dalla vostra portata.